Natuzza Evolo, la donna che parlava con gli Angeli
di Pino Nano
A 15 anni dalla sua morte, Valerio Marinelli, professore emerito all’Università della Calabria, ingegnere e fisico nucleare di fama internazionale, dà alle stampe il suo quindiceso libro sulla veggente calabrese Natuzza Evolo dove racconta i mille dialoghi che Natuzza aveva con gli angeli. Un racconto di straordinario impatto mediatico.
Il prossimo 1 Novembre saranno 15 anni dalla morte di Natuzza Evolo, e per l’occasione esce in libreria un libro che nelle prossime settimane farà molto discutere i teologi e gli appassionati di queste “storie straordinarie” legate alle visioni e ai miracoli, per via del racconto inedito che l’autore Valerio Marinelli -professore emerito all’Università della Calabria, ingegnere nucleare e primo vero biografo ufficiale di Natuzza Evolo– ha dato alla stampe per ricordare il grande mistero di questa contadina calabrese “che aveva le stimmate e parlava con i defunti”.
Il titolo è suggestivo, “Natuzza Evolo e gli angeli” (205 pagine, Effatà Editrice), un saggio quasi scientifico in cui lo studioso ricostruisce in maniera quasi maniacale, da grande documentarista quale lui è sempre stato, il rapporto che Natuzza Evolo aveva con gli Angeli.
-Professore, perché un libro su Natuzza e gli Angeli?
“Vede, tra i doni straordinari di cui la Serva di Dio Fortunata Evolo, che è Natuzza, è stata dotata- scrive Valerio Marinelli- vi era quello di vedere quasi continuamente il proprio Angelo Custode e gli Angeli Custodi delle persone che si recavano da lei e di potere colloquiare con essi. Tale dono le veniva sospeso il venerdì e nel periodo della Quaresima, tempi per Natuzza di penitenza e di unione con il Cristo Crocefisso e fu da lei conservato in tutta la vita, da bambina fino al momento della sua morte. Natuzza vedeva gli angeli custodi con le sembianze di bambini bellissimi, senza le ali, dell’età di circa 8-10 anni, sollevati da terra. Secondo Natuzza, ogni essere umano, fin dalla nascita, indipendentemente dalla sua religione, ha il proprio angelo custode, che lo accompagna per tutta la sua vita e si prende cura di lui anche oltre, fino al suo ingresso in Paradiso”.
-Cosa dimostra il suo libro di nuovo rispetto a quanti già conoscevamo?
“Non sempre il tema è stato approfondito, ma proprio grazie ai suggerimenti degli angeli che viveva Natuzza fu capace di dare preziosi consigli nelle più varie situazioni e, nel caso di problemi di salute, di fare anche delle precise diagnosi mediche, specificando talvolta il nome preciso di una malattia e suggerendo perfino la località dove era meglio curarsi”.
-Già questo è straordinario, non crede?
“Le dirò di più. Talvolta l’angelo, quando non erano presenti degli interpreti, traduceva a Natuzza le domande poste da stranieri andati da lei e le suggeriva la risposta da dare, nella loro lingua”.
-Angeli e bilocazione insieme, lei scrive che era tutto naturale per Natuzza?
“Quello che vorrei spiegare ai miei lettori è che Natuzza invitava spesso le persone, come faceva anche Padre Pio, di inviarle, in caso di necessità, i propri angeli custodi. Gli angeli puntualmente si recavano da lei esponendole i casi e Natuzza interveniva subito con la sua preghiera di intercessione o, quando Dio lo permetteva, con il dono della bilocazione. Vi sono numerose testimonianze a proposito”.
-Gli angeli, insomma, strumenti di fede e al servizio di chi stava male?
“Anche San Tommaso d’Aquino (1225-1274), nella Summa Theologiae, affermava che ogni uomo, sia cristiano che non cristiano, ha un angelo custode che non l’abbandona mai, nemmeno se è un grandissimo peccatore. Ma non solo questo. Tramite l’angelo, Natuzza era in grado di dire se un defunto si era salvato, se era in Purgatorio o era invece in Paradiso”.
-Professore ma quanti altri in passato come Natuzza Evolo hanno avuto un rapporto con gli angeli?
La visione degli angeli non è infrequente nella mistica cattolica. Ricordo che ebbero familiarità con gli angeli Santa Margherita di Cortona, Santa Angela da Foligno, Santa Gertrude, Santa Brigida, Santa Francesca Romana, Santa Giovanna d’Arco, Santa Caterina da Genova, Santa Teresa d’Avila, Santa Maria Maddalena dei Pazzi , Santa Rosa da Lima, Santa Margherita Maria Alacoque, la venerabile Benedetta Rencurel, Benedetta del Laus, Santa Veronica Giuliani, la beata Anna Katharina Emmerich, Santa Caterina Labouré, San Giovanni Bosco, San Domenico Savio, Santa Gemma Galgani”.
-Non immaginavo così tanti?
“Ma l’elenco è molto più lungo. La storia della Chiesa è piena di storie straordinarie come questa di Natuzza. Avevano un rapporto con gli angeli anche Padre Jean Eduard Lamy, Santa Faustina Kowalska, la Beata Edvige Carboni, Padre Pio, la Serva di Dio Teresa Neumann, Teresa Musco, Teresa Palminota, e molti altri ancora. Le dirò di più, anche la mistica Maria Valtorta vedeva il proprio angelo custode, ed ha riportato nel suo libro “Il libro di Azaria” i commenti di 58 messe festive dettatile da Azaria, il suo angelo custode”.
-Riconosco che il tema è di grande suggestione…
“Le ricordo che anche i tre pastorelli di Fatima, Lucia dos Santos ed i cuginetti Francesco e Giacinta Marto, ebbero, nella primavera, nell’estate e nell’autunno del 1916, tre apparizioni dell’Angelo Custode del Portogallo”.
-Mi anticipa come ha strutturato questo suo nuovo libro?
“Nel primo capitolo del libro sono riportate numerose prove date a sacerdoti e laici sulla realtà della visione degli angeli custodi da parte di Natuzza. Con l’aiuto degli angeli custodi Natuzza ha rassicurato numerosi giovani sulla autenticità della loro vocazione e li ha incoraggiati a proseguire nel cammino intrapreso.
Nel secondo capitolo viene presentata una raccolta di diagnosi mediche, rivelatesi esatte, che Natuzza, grazie ai suggerimenti angelici, fu in grado di fare. Lei diede infatti numerosissimi ed importanti consigli sulla salute fisica delle persone che andavano da lei. Il terzo capitolo, infine, tratta delle vessazioni diaboliche che Natuzza dovette patire in tutta la sua vita, perché il demonio cercò in ogni modo di contrastarla nella sua missione di offerta a Dio come anima vittima e di conversione delle anime”.
-La visione degli angeli -lei scrive- era un dono mistico di Natuzza?
“Io scrivo che circa cento persone al giorno si recavano da Natuzza per parlarle; ella accordava a ciascuno una attenzione totale e forniva i suoi consigli in modo rapido e sicuro, intercalando spesso queste parole: “L’Angelo dice così …, l’Angelo consiglia di…”.
-E la gente ci credeva?
“Vede, non si poteva non riconoscere ed ammettere, come minimo, l’impressionante intelligenza e saggezza dei consigli, ed il loro giovamento, immediato o futuro. Non sempre i consigli ricevuti coincidevano con le proprie aspettative, anzi, spesso, erano l’opposto di quanto ci si attendeva. Un fatto strano è che, contro la propria volontà iniziale, le si sottoponevano solo i problemi principali, dimenticando le tante altre domande che le si sarebbe voluto porre. Taluni, per non dimenticare nulla, portavano con sé una lista di domande scritte come promemoria. Alcuni sentivano emanare da Natuzza come una invisibile radiazione di pace e di serenità, altri come una forza misteriosa che da lei o da vicino a lei promanava”.
-Professore si rende conto della responsabilità enorme che si assume, lei, ingegnere nucleare, quando dice queste cose?
“Io mi limito a prendere atto di quello che ho raccolto e documentato in 50 anni di ricerche sul campo. La visione continua del proprio angelo custode, e di quello delle persone con le quali veniva a contatto, rimane lo straordinario carisma posseduto da Natuzza. Il suo angelo custode, veduto da lei fin dalla fanciullezza, la guidava, la ammoniva, la assisteva nel suo lavoro di conversione, le dava particolari consigli. Era il suo angelo custode, ma più spesso l’angelo custode dei visitatori, che suggeriva a Natuzza la risposta o il consiglio da dare, così asseriva candidamente Natuzza, ecco perché le sue risposte erano solitamente infallibili, e penetravano nell’intimo delle persone, perché erano suggerite dagli Angeli, creature di intelligenza e conoscenza superiore a quella umana”.
-Si è mai chiesto come si può descrivere l’angelo che Natuzza vedeva?
“Natuzza vedeva, gli Angeli nelle sembianze di bambini bellissimi con i piedi sollevati da terra, senza le ali, dell’età apparente di 8-10 anni, alla destra delle persone laiche, ed alla sinistra dei sacerdoti. Vedeva loro muovere le labbra e sentiva, provenienti dalle loro labbra, le risposte da dare alla gente con la quale era in colloquio. Gli angeli custodi dei sacerdoti li accompagnano dando loro la destra, diceva Natuzza, perché riconoscono in loro i rappresentanti del Signore Gesù Cristo, mentre le persone laiche, senza essene consapevoli, danno la destra all’Angelo, creatura superiore nella scala spirituale”.
-Professore ma lei non ha mai avuto il dubbio che tutto questo non fosse del tutto vero?
“Oggi le dirò che io credo profondamente nell’esistenza e nella presenza attorno a noi degli Angeli. Ma all’inizio della mia ricerca, quando avevo dei dubbi su questo argomento, ho più volte esplicitamente chiesto a Natuzza se fosse proprio certa che l’Angelo da lei visto fosse qualcosa di separato, distinto da noi o, se non fosse invece qualcosa di connesso alla nostra persona, forse la nostra parte più spiritualizzata, oppure l’anima di qualche defunto particolarmente buono, ed abilitato alla funzione di spirito-guida”.
-Che risposta le dava Natuzza?
“Natuzza è stata sempre molto decisa nell’affermare e nel sostenere che gli angeli da lei visti, chiamati da lei il più delle volte “gli angioletti”, per la loro sembianza di bambini, sono delle creature reali, del tutto indipendenti e diverse sia dalle persone vive che dai defunti, create da Dio direttamente nello stato angelico e mai passati attraverso la natura umana. La grande capacità di persuasione e la profondità delle sue risposte e consigli derivavano proprio dal fatto che ella era in contatto con gli angeli custodi”.
-Professore, si renderà conto che non è facile condividere la sua tesi?
“Ognuno è libero di credere o di non credere, ma questo stupendo argomento degli angeli custodi, io ho cercato di studiarlo con grande attenzione, proprio per rendermi conto se esistessero davvero le prove di quanto Natuzza, con grande semplicità, affermava. Natuzza mi diceva sempre di poter vedere e colloquiare con l’angelo che, secondo la fede, ciascuno di noi ha al suo fianco, quale amico fedele e guida, inviato a noi, come dice S. Paolo, “per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza”.
-Dove stava la controprova di tutto questo Professore?
“Le dirò che in numerosissime occasioni ho personalmente constatato come Natuzza, dopo che le si era posto un quesito, attendeva qualche attimo prima di rispondere, fissando spesso lo sguardo non sulla persona che le parlava, ma su un punto vicino ad essa. Ma soprattutto ho riscontrato come davvero Natuzza era capace di dare quasi immediatamente risposte illuminanti su questioni complesse e difficili sulle quali chi la interrogava spesso non sapeva nulla, ed alle quali sarebbe stato arduo rispondere anche dopo lunghe riflessioni”.
-In che senso professore?
“Nel senso che Natuzza centrava immediatamente il problema e ne suggeriva la soluzione, quando vi era soluzione. Moltissime volte ho potuto poi verificare, certe volte non subito ma dopo un intervallo più o meno lungo di tempo, come davvero lei aveva ragione ed aveva risposto ottimamente. Spesso le risposte di Natuzza erano, come le ho già detto, diverse da quelle che uno si attendeva e la loro validità veniva verificata a posteriori”.
-Poggiano su questo le sue certezze?
“Oggi sembra tutto scontato o superato, ma mi creda questa velocità di giudizio su problemi di cui lei, obiettivamente, non possedeva, dal punto di vista umano, gli elementi di giudizio, l’acutezza, l’intelligenza, la sinteticità e la semplicità delle sue risposte, erano, a mio parere, del tutto eccezionali e superumane. E’per questo che credo che esse possano costituire una valida prova della sua reale capacita di colloquiare con gli angeli, spiriti puri ai quali i dottori della Chiesa hanno sempre attribuito intelligenza superiore, potenza e santità”.
-Come ricorda lei oggi Natuzza che parlava con gli angeli?
“Ho mille ricordi di questo tipo. Ricordo che Natuzza spesso diceva ai suoi figli spirituali: “Avvisatemi con l’angelo, mandatemi a dire una certa cosa col vostro angelo custode”, oppure: “Vi manderò il mio angelo custode per aiutarvi”. Anche Padre Pio diceva la stessa cosa ai suoi figli spirituali. “Ed aveva un gran da fare, durante le ore del giorno e della notte”, ha scritto un suo biografo, “per ascoltare i messaggi dei suoi figli che tante creature angeliche, obbedienti, gli portavano”.
-Altra magia quella di Padre Pio, non crede?
“A Padre Pio l’angelo custode traduceva le lettere che il suo Padre Spirituale padre Agostino da S. Marco in Lamis gli scriveva talvolta in lingua greca e francese, lingue che Padre Pio non conosceva assolutamente, non avendole mai studiate. Padre Pio rispondeva perfettamente a queste lettere ed anzi incoraggiava Padre Agostino a scrivergli spesso in francese, perché ciò dava fastidio al diavolo. Le dirò di più, ma Padre Pio è stato continuamente assistito dagli angeli custodi nel ministero della confessione. L’angelo, infatti, gli svelava spesso i peccati dei penitenti, quando essi erano reticenti, e lui puntualmente li rimproverava”.
-E la Chiesa, in tema di angeli e di visioni angeliche, da che parte sta?
“Nel mio libro ricordo che l’esistenza degli angeli ha un solidissimo fondamento nelle Sacre Scritture. Gli angeli sono citati numerosissime volte sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, e vengono presentati in una duplice veste. Talvolta, specialmente prima della venuta di Gesù, l’angelo del Signore non è distinto dal Signore stesso, ma ne è la sua manifestazione visibile. Altre volte essi sono presentati come esseri creati da Dio, distinti da lui, che vengono inviati da Dio sulla terra, generalmente ad annunciare e beneficare, ma a volte anche a punire”.
-Mi viene da pensare, una Chiesa votata agli angeli?
“Le do un dato che mi pare abbastanza significativo. Nel Nuovo Testamento si parla degli angeli per ben 138 volte, 15 volte nel Vangelo di S. Matteo, 5 volte in S. Marco, 12 volte in S. Luca, 4 volte in S. Giovanni, 12 volte negli Atti degli Apostoli, 16 volte nelle lettere di S. Paolo, 3 volte nelle lettere di S. Pietro, 1 volta nella lettera di S. Giuda, 70 volte nell’Apocalisse di S. Giovanni”.
-Ma una volta che uno di noi muore che fine fa il suo angelo custode?
“Io scrivo che Natuzza affermava che ciascuno di noi ha un angelo custode personale, il quale ci assiste spiritualmente durante tutta la nostra vita, ed anche oltre la vita terrena, conducendoci infine nel Paradiso o nell’Inferno. Solo dopo il raggiungimento della meta finale il nostro angelo custode diventa l’angelo custode di un’altra persona appena nata, poiché egli ci assiste anche nel periodo del Purgatorio. Se ne faccia una ragione se lei non ci crede, ma l’esistenza degli angeli è un punto assolutamente fermo della fede cristiana. Basta pensare al Mistero dell’Incarnazione annunciato a Maria dall’Arcangelo Gabriele. Se ne fa inoltre esplicita menzione nelle preghiere e nelle invocazioni della messa. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice con chiarezza che “L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è chiara quanto l’unanimità della Tradizione”.
-Professore, quand’è che per la prima volta lei ha pensato di scrivere un libro come questo?
“Da quando, era il 25 agosto1985, Natuzza mi disse:“Io vedo l’angelo custode di quasi tutte le persone che vengono da me. Di alcuni non lo vedo, o non lo vedo sempre, ma questo non vuol dire che l’angelo non c’è, ma per motivi che non conosco non si fa vedere da me. Io ripeto solo quello che l’angelo mi dice”.
Un giorno anch’io trovai il coraggio di chiedere a Natuzza, per una intervista che la RAI mandò in onda in maniera integrale proprio quell’anno, “Natuzza ma lei lo vede il mio angelo custode?” e lei mi lasciò di stucco. Mi rispose freddamente “A volte si, a volte no”. Non mi disse altro, e la cosa mi turbò molto. Anzi mi fece quasi paura.
Pino Nano