
Il recupero dell’orologio Settecentesco, fiore all’occhiello della Confraternita del SS.Rosario
di Pino Nano
C’è un’altra notizia strettamente legata oggi alla comunità di Sant’Onofrio, e che già a suo tempo aveva fatto il giro del mondo cattolico. Ne abbiamo già scritto in passato. Nel 2022 infatti la comunità di Sant’Onofrio aveva eletto per la prima volta una donna Priore alla guida della Arciconfraternita del S. S. Rosario, una delle più antiche Confraternite di Calabria, cosa assolutamente rara e anche rivoluzionaria per la storia tradizionale delle Congreghe nel Mezzogiorno del Paese. Forse più unica che rara anche in Italia.
Si trattava della professoressa Caterina Malfarà Sacchini che si era appena insediata insieme al vecchio priore.
Da allora di anni ne sono passati ben quattro, e in quattro anni questa giovane professoressa calabrese ha rivoluzionato le vecchie dinamiche della Confraternita, riportando in Chiesa non solo il sapore delle vecchie tradizioni, ma soprattutto più gente di quanto non abbiamo fatto in passato i sacerdoti del tempo, e facendolo soprattutto con il garbo e l’attenzione che solo le donne hanno in questo campo.

Donna, mamma, professoressa di lingue straniere e ora anche Priore, o Priora.48 anni e due figli alle spalle, Teresa che di anni ne ha 21, che vive a Roma dove studia giurisprudenza, e Antonio di 17 anni, che frequenta ancora il liceo classico Michele Morelli di Vibo. Lei ha solo due lauree, la prima in Lingue e Letterature Straniere, la seconda in Beni Culturali. Per mestiere insegna Lingua Inglese a Filadelfia, un paese qui vicino, e a tempo perso fa anche la guida turistica professionista, da decenni infatti opera su tutto il territorio calabrese sia in lingua inglese e che in lingua francese. Verrebbe da dire “Scusate se è poco”.

L’ultima sua manifestazione pubblica è stata la Festa dell’Arciconfraternita del SS Rosario, celebrata nella vecchia Chiesa del Rosario, presente per intero la comunità santonofrese, e che per storia e cultura tradizionale ha sempre considerato la Chiesa del Rosario il cuore vero dell’anima popolare della comunità locale. E’ da qui che parte la famosa Affruntata di Pasqua, la mia meravigliosa e indimenticabile Affruntata, perché per quasi un secolo è sul sagrato esterno della Chiesa del Rosario che venivano “battute all’asta” da zziu Peppi i Lisa le statue della Madonna, di Gesù risorto e di San Giovanni.
Bene quest’anno, appena domenica scorsa Caterina Malfarà Sacchini, insieme a tutta la sua Congrega ha regalato alla comunità Sant’Onofrese il vecchio orologio settecentesco della Chiesa del Rosario completamente restauro e rimesso a nuovo, come fosse appena uscito dalla officina meccanica che lo aveva realizzato.

Un’operazione di tecnologia e ingegneria moderna che ha visto come diretti protagonisti insieme a Caterina Sacchini, Ambrogio Raimondo, Nino Petrolo, Michele Virdò, Michele Defina e Pasquale Profiti.
I dettagli di questa straordinaria “operazione di recupero” nel racconto che ci fa la Priora Caterina Malfarà Sacchini.
“Abbiamo rinvenuto l’orologio settecentesco lo scorso anno (ottobre 2024) durante i lavori di rifacimento del manto di copertura della Chiesa del Rosario; lavori che si erano resi necessari per sostituire le onduline di plastica che con il tempo e le intemperie si erano deteriorate e creavano pericolose infiltrazioni d’acqua all’interno del luogo sacro, mettendo peraltro a rischio anche la stabilità della copertura; inoltre favorivano un nido a colombi che lasciavano ovunque i loro escrementi, contribuendo a deteriorare ulteriormente le travi già compromesse. L’orologio, che probabilmente aveva smesso di lavorare perché rotto in alcune parti, era stato sostituito da un moderno orologio e conservato in un abbaino nel sottotetto della chiesa. Siamo riusciti a recuperarlo e tirarlo giù imbracato grazie all’intervento di un braccio meccanico di una gru che stava trasportando i materiali per il tetto. Già da subito il lavoro da intraprendere è sembrato difficile perché alcuni pezzi mancavano completamente e altri risultavano rotti o manomessi. La mia professione di guida turistica mi aveva portato spesso a guidare i visitatori italiani e stranieri nel museo della certosa di Serra San Bruno dove è esposto un orologio creato a Grenoble che mi aveva sempre affascinato e che ora mi sembrava molto simile a questo ritrovato a Sant’Onofrio”.
A questo punto la Priora si mette a studiare, per capire soprattutto origini e funzionamento originario dell’orologio.
“Mi sono messa in contatto con i certosini di Serra per cercare di capire se ci fosse qualcuno che li aiutava per la manutenzione o eventuali riparazioni di quel loro “pezzo da museo” ed ho ricevuto il contatto del dottor Raffaele Vinci, originario di Serra San Bruno che, per hobby, ripara orologi antichi e moderni, con una forte passione ereditata dal padre Francesco Bruno Vinci, e che sul corso principale di Serra San Bruno aveva una vera e propria bottega artigianale. E così ho parlato con Raffaele e gli ho prospettato la mia velleità di restaurarlo e rimetterlo in funzione e lui, cresciuto a pane e orologi, ha subito riconosciuto il valore del nostro “cimelio” dicendosi onorato di trattare un tale meccanismo”.
Per la Priora e la congrega del SS Rosario sono mesi di attese e di trepidazione, ma l’idea di riportare a nuovo un vecchio cimelio del Settecento avrebbe entusiasmato anche i più refrattari a queste cose.
“Da gennaio a giugno Raffaele Vinci ha effettuato diversi sopralluoghi a Sant’Onofrio, per studiarlo da vicino e impartire direttive su una prima necessaria pulitura, che abbiamo effettuata grazie alla collaborazione di alcuni confratelli e di un locale autolavaggio che lo ha trattato con una lancia di acqua calda e detergente specifico. Poi è stato poi fatto asciugare e trattato interamente e negli ingranaggi per liberarlo dalla ruggine e da ulteriori sottili sporcizie. Ma bisognava soprattutto ricostruire le parti mancanti, e questo lo abbiamo fatto grazie all’ausilio di un confratello fabbro che, con i suoi strumenti da lavoro, sul posto, ha aggiunto, saldato, ricostruito, rinforzato e completamente ricreato alcuni pezzi per portarlo in ripristino. L’azienda LG Infissi ci ha gratuitamente fornito il ferro e le postazioni necessarie per realizzare una base idonea su cui poggiarlo”.
Ma la parte più difficile riguarda la sistemazione finale del pendolo.
“Si è lavorato a tentativi per individuare il peso necessario per far partire il pendolo, aumentando qualche chilo di volta in volta e allungando la linguetta sulla barra che evitava di stridere e frenare il meccanismo o al contrario di farlo andare in folle. Gli ultimi passaggi sono stati realizzati da alcuni miei confratelli, Ambrogio Raimondo – fabbro, Nino Petrolo, Michele Virdò, Michele Defina, Pasquale Profiti, che hanno seguito le direttive dell’esperto in collegamento da remoto e lavorato alacremente per la messa in ripristino. A mano a mano che si andava avanti quel sogno che era apparso irrealizzabile stava prendendo forma. Quando siamo riusciti a farlo partire la nostra emozione è stata fortissima: ci siamo commossi fino alle lacrime. Qualcosa di insperabile si era compiuto. Ci sono ancora alcuni piccoli interventi da apportare ma ora l’orologio funziona!”.
Abbastanza intuibile la gioia e il coinvolgimento corale della comunità e della stessa Congrega, che ha finalmente ridato alla storia di Sant’Onofrio uno dei suoi pezzi più pregiati.
“Mi creda, a Sant’Onofrio, in questi giorni, si è scritto un pezzo di storia attraverso questa operazione di restauro, difficile e delicata ma perfettamente riuscita. Il dottor Vinci e io abbiamo consultato documenti, abbiamo studiato memorie storiche Serresi e abbiamo appreso che l’orologio è, con molta probabilità, un raro esempio di manifattura borbonica, prodotto a Serra San Bruno grazie al supporto delle fonderie di Mongiana Calabra dai cui altoforni è uscito il materiale assemblato poi a Serra da un eccellente artigiano. In quelle prestigiose officine sin dal XVI secolo si costruivano parti meccaniche di ogni genere: attrezzi vari, bilance, armi ed anche orologi da torre”.
Dottoressa, avete idea di quando esattamente l’orologio è stato realizzato?
“Le ultime ricerche eseguite ci fanno datare l’orologio tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 a opera dei fabbri al servizio della prestigiosa officina della Famiglia Tucci. Questa macchina del tempo si rivela di particolare importanza per far conoscere alle future generazioni un mondo analogico magico in via di estinzione. Questo orologio ha infatti un sistema di scappamento a verga e ruota a corona che ha origini costruttive antiche. A destra è attaccato il pendolo che rimane sospeso e flessibile tramite un collegamento a cerniera. Lo stesso pendolo è collegato saldamente alla verga collocata in orizzontale al di sopra della ruota corona. La verga si muove in modo ondulatorio insieme al pendolo. Sulla verga sono saldati due piccoli denti di ferro che esercitano la cosiddetta azione di scatto e di ritegno della ruota corona, assicurando alla stessa una corretta rotazione. La precisione dell’orologio può essere aumentata con la giusta regolazione del pendolo, aumentando o diminuendo il suo peso, oppure regolando la sua lunghezza sull’asta che lo regge”.
-Vedo che è diventata anche lei quasi una orologiaia?
“Le dirò di più. Questo metodo a scappamento, apprezzato moltissimo per la sua affidabilità e precisione, è molto antico e risale a un brevetto del 1400, usato tantissimo anche in Calabria per la costruzione di orologi da torre fra il 1600 e il 1880. L’orologio di Sant’Onofrio era originariamente stato montato in alto ed aveva delle corde lunghissime alle quali erano attaccati dei pesi che consentivano una carica che durava fino a un mese”.
-So che domenica scorsa avete ufficialmente presentato il vostro lavoro alla cittadinanza?
“In occasione dei festeggiamenti in onore alla Madonna del Rosario patrona della Confraternita che mi onoro di rappresentare, abbiamo organizzato una conferenza per informare e restituire alla comunità santonofrese un patrimonio incommensurabile. Vi hanno partecipato Don Vincenzo Schiavello, delegato della Conferenza Episcopale Calabra per le Confraternite della Regione Calabria e Delegato della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia che si è soffermato sul concetto di “Chronos”: il tempo che queste meravigliose macchine scandiscono da secoli, e sul “Kairos” che “cogliendo l’attimo” abbiamo tutti opportunamente ritrovato; l’avvocato Antonio Latella, Coordinatore per la Regione Calabria della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia che ha parlato del ruolo delle Confraternite nella Chiesa e nella società del terzo millennio; il dottor Raffaele Vinci, esperto di orologeria che ci ha fornito le notizie tecniche. A fare gli onori di casa Don Lucio Bellantoni, padre spirituale della Confraternita del SS Rosario e parroco di sant’Onofrio che con sagacia e lungimiranza ci ha guidati lungo questo percorso di preparazione. E’ stata una festa bellissima per tutti e spero rimanga nel ricordo della storia di Sant’Onofrio”.







