Rai Calabria, partono i primi programmi arbëreshe

Giovedì 11 settembre 2025, una data storica per la RAI dei calabresi
“Gli italiani di origini albanese e gli albanesi “d’adozione italiana” sono due facce di una medaglia preziosa. Essa raffigura lo straordinario apporto che nel corso degli ultimi 500 anni dall’Albania è venuto allo sviluppo sociale, civile, culturale ed economico dell’Italia. Un contributo che, reciprocamente, si manifesta oggi anche nella sempre più consistente presenza italiana nel “Paese delle aquile”, terra di nuove opportunità per i cittadini italiani che vi si recano in numero rilevante. Lo straordinario patrimonio che Skanderbeg ha lasciato non deve essere disperso, e oggi stiamo contribuendo a preservarlo e va fatto proprio dalle giovani generazioni dei nostri Paesi”.

Oggi, 7 anni dopo quel suo discorso storico, la Rai apre finalmente una nuova stagione culturale e linguistica anche in Calabria.
Parliamo qui di una programmazione radiofonica e televisiva interamente in lingua arbëreshë, un ciclo di tredici mesi in tv e radio esclusivamente dedicato alla cultura arbëreshë. E’ un progetto che nasce dalla recente convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’informazione e l’editoria – e la Rai, e che sarà ora realizzato grazie al lavoro congiunto della Sede Regionale RAI per la Calabria e del Coordinamento delle Sedi Regionali ed Estere, una delle direzioni strategiche e fondamentali dell’Azienda di Stato.
E’ come tornare indietro nel tempo, agli anni 70, quando a Cosenza, dagli studi di Via Montesanto, partì ufficialmente la Terza Rete Regionale della RAI, esperimento devo riconoscere perfettamente riuscito, di una informazione regionale capillare e territoriale, ed è da allora che RAI Calabria racconta le minoranze linguistiche del territorio, attraverso centinaia e centinaia di ore di trasmissione radiofonica e televisiva che oggi sono il vero grande patrimonio culturale dell’azienda di Stato.

A fare da battistrada in quegli anni fu un intellettuale originario di Palmi, Antonio Minasi, mandato da Roma a Cosenza per avviare la delicatissima fase dei primi programmi regionali, un’operazione di immenso valore strategico sociologico e antropologico e che il vecchio dirigente RAI ha trasformato nel giro di pochi mesi dal suo arrivo in Calabria in un vero e proprio fiore all’occhiello del sistema TV-Italia.
Fu lui ad inventarsi, insieme alla sua squadra di registi e programmisti allora in erba, le prime perle televisive sul mondo arbereshe, i primi racconti sui paesi della diaspora, le prime cronache e i primi approfondimenti sulle tradizioni millenarie del popolo erede di Giorgio Castriota Scanderbeg. Ricordo uno dei tanti titoli dei programmi che portavano la sua firma “La magia della parola” che potrebbe diventare oggi il leit motiv di questa nuova fase della programmazione regionale della RAI calabrese. E la “magia della parola”, di cui allora parlava la struttura di Antonio Minasi, era appunto la magia della lingua arbereshe.
Ma come dimenticare anche il ruolo di Enzo Arcuri, allora giovanissimo cronista emergente diventato poi direttore della Sede RAI della Calabria e punta di diamante dell’informazione televisiva regionale, che fu tra i primi a realizzare dei focus sui paesi d’Arberia. Indimenticabile per me il suo “Le regine di Lungro”, marzo 1970, per “Cronache Italiane”, e insieme a lui bellissime e indimenticabili le cose prodotte poi da Vincenzo Pesce, Pietro Pisarra, Pietro De Leo, Vincenzo Armentano, Valerio Nataletti, Vito Teti, Annarosa Macri, Enzo Agapito, Roberto De Napoli, e Brunella Eugenii, che insieme a Vera Guagliardi erano di fatto la struttura di programmazione di Via Montesanto.
Ma prima ancora di tutti loro c’era già stato un giovane intellettuale napoletano, diventato poi direttore della sede calabrese della RAI, e poi ancora Rettore dell’Università di Urbino, il professore Enrico Mascilli Migliorini, che nel 1962 realizzò sui paesi arbereshe un programma così bello che nel 1963 gli valse il Premio Napoli, che era uno dei premi culturali più importanti di quegli anni in Italia. E credo abbia fatto bene tanti anni dopo anche l’ing.Demetrio Crucitti, allora direttore anche lui della RAI in Calabria, a riproporne la proiezione nel grande studio televisivo di Cosenza alla presenza di Ilir Meta, Presidente della Repubblica d’Albania che per la prima volta veniva a visitare i locali della RAI di Viale Marconi.
E poi siamo venuti noi, la redazione giornalistica della RAI dei primi anni ‘80, i primi inviati, i primi corrispondenti, i primi collaboratori, uno per tutti Alfredo Frega che da Lungro ci inondava di notizie e di news che oggi farebbero gola ai grandi network internazionali, ed è nata così la grande rete di informazione delle comunità arbereshe di Calabria.

Sono 60 anni di lavoro ormai e di impegno professionale, ore e ore di trasmissioni radiofoniche e televisive che hanno reso questa comunità degna di diventare oggi punto di riferimento linguistico di una grande azienda come la RAI.
La politica ha fatto poi il resto, ma non ne parlerò qui oggi perchè in Calabria siamo in campagna elettorale, tra oco si vota per il rinnovo del Consiglio Regionale, e non vorrei che il racconto della verità dei fatti di questi anni possa passare invece come semplice promozione elettorale per qualcuno e contro altri. Non serve davvero a nessuno.
Nei fatti, però, la Rai, si riconferma meravigliosa custode delle diversità.
E’ con questo doppio binario televisivo e radiofonico, che la Rai si fa promotrice della diversità linguistica e culturale, offrendo da oggi in poi alle comunità arbëreshe della Calabria e a tutti i cittadini interessati a questo tema uno spazio di conoscenza e di memoria. Perché questo – lo dice con estrema chiarezza il direttore di Sede della RAI calabrese Massimo Fedele- è un progetto che unisce immagini e voci, passato e futuro, locale e nazionale, un racconto corale che riafferma il valore delle radici delle nostre popolazioni nel mondo contemporaneo.

La nuova programmazione in lingua arberesche è stata ufficialmente tenuta a battesimo giovedì scorso, 11 settembre 2025, nella Sala polifunzionale “Corrado Alvaro” della sede Rai di Cosenza, alla presenza dei vertici Rai e degli autori del progetto. Una iniziativa solenne, che prenderà il via in queste ore e in questi giorni, con una durata di tredici mesi- precisa una nota ufficiale della RAI- e che trova fondamento nella Legge 482 del 1999 e nel Contratto di servizio nazionale, che assicurano strumenti di tutela e valorizzazione delle minoranze linguistiche storiche presenti in Italia.
Tv e radio insieme, dunque, due linguaggi completamente diversi, per un unico racconto.
La televisione sarà il cuore visivo del progetto. Ogni settimana una puntata racconterà la vita e le tradizioni di un paese arbëreshë calabrese. La prima trasmissione offrirà invece un excursus storico per introdurre le origini e l’identità della comunità arbëreshe.
La radio, invece, complementare alla tv, darà voce al territorio con spazi di dialogo e approfondimento culturale, offrendo una prospettiva più intima e diretta.
Ma in compagna di chi saremo da oggi in poi?
Alla conduzione radiofonica troveremo Federico Baffa, Lucia Martino e Papas Pietro Lanza, pronti a coinvolgere ascoltatori e comunità. Una direzione forte e un team qualificato. A guidare il progetto è Alessandro Zucca in persona, Direttore della Direzione Coordinamento Sedi Regionali ed Estere, una vera e propria macchina da guerra nella vita e nella storia della RAI, un uomo che ha dato alla RAI il meglio della sua vita, e che oggi dirige una delle strutture strategiche più efficienti di Viale Mazzini.
Accanto a lui c’è Raffaella Santilli, instancabile vicedirettrice del Coordinamento sedi regionali ed estere, ma ci sono anche il Direttore della sede Rai di Cosenza Massimo Fedele, e l’autore di questa prima fase del progetto, Nicola Mastronardi.
La regia delle prime puntate televisive è invece affidata a Angelo Amoruso, calabrese di origini, regista della Nazionale Italiana, mentre il coordinamento tecnico vede impegnati Emanuele Franzese come responsabile di produzione, un bravissimo Massimiliano De Lio al montaggio, e tante altre figure del coordinamento organizzativo appartenenti alla sede Rai di Cosenza, che sono ve lo assicuro garanzia di qualità e di cura per ogni dettaglio. Dopo aver lavorato e vissuto con tutti loro per oltre 30 anni credo di poterlo scrivere con la massima libertà possibile.
Il team interno unisce invece competenze giornalistiche, linguistiche e creative varie, ci sono Nicola Bavasso, giornalista e autore del libro “Le minoranze tagliate della Calabria”, Saverina Bavasso, esperta di lingua arbëreshe, Eliana Godino, fotografa, scrittrice, autrice e ideatrice brillantissima del libro per bambini “Le mie Prime Parole Arbëreshe”, ma c’è anche Ettore Bonanno, storico fondatore di Fili Meridiani ed Emira Digital.
Naturalmente il progetto -dice Massimo Fedele– si avvale anche di consulenti esterni di provata fama, tra cui il Prof. Francesco Altimari e lo scrittore Carmine Abate, anche lio figlio di Carfizzi e anche lui grande conoscitore della linga e della vita arbereshe.
Fin qui la cronaca pura e semplice della grande festa che si è tenuta giovedì scorso in RAI a Cosenza, ma vale la pena di entrare nei meandri di questa nuova realtà radiofonica e Televisa per capire meglio la grande portata storica di questo evento, e io sono fiero di poterlo fare in prima persona.


Massimo Fedele
Ecco come sarà Rai Arbereshe
di Pino Nano
Cinquantatré appena compiuti, nato a Reggio Calabria il 17 giugno 1972, brillantissimo studente del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, Massimo Fedele si laurea in Scienze Politiche all’Università di Messina nel 1996 e viene assunto in Rai nel 1998. Primo incarico, legato alla sua qualificazione professionale a Roma, è in Direzione Amministrazione Finanza e Controllo della sede di Via Teulada, sede storica della TV di Stato. Dopo aver svolto diversi altri incarichi, sempre a Roma, prima in Rai- fino al 2000, e poi in Rai Way dal 1° febbraio del 2000 viene assegnato alla Direzione Marketing.
Massimo Fedele arriva in Calabria, nella sede Rai di Cosenza nell’ aprile del 2004, e viene assegnato presso la sede regionale di Rai Way di Cosenza, dove a partire dal 2011 ricopre il ruolo di funzionario responsabile di zona. Uno degli aspetti forse più qualificanti della sua esperienza professionale – dicono quelli che lo conoscono bene e da tanti anni- è innanzitutto aver ricoperto il ruolo di P.M.O. Gruppo “Spinoff”, per decisione di Rai e Rai Way, per il controllo degli impianti di Trasmissione e Diffusione, ruolo questo abbastanza delicato e di eccellenza tecnica, e successivamente per aver coordinato in Calabria nel 2012 lo Switch OFF per il passaggio al digitale terrestre della regione, anche questo impegno di non poco conto e di alta responsabilità manageriale.
Dal primo febbraio del 2022 invece è entrato nel pieno delle sue funzioni come nuovo Direttore della Sede Regionale della RAI calabrese, subentrando all’ing. Demetrio Crucitti.
Giovedi scorso, 15 settembre 2025, è stato proprio lui ad avviare la fase di programmazione RAI in lingua Arbereshe, e noi non potevano non cercarlo.
Direttore, possiamo parlare di una giornata storica per la RAI?
Certamente sì, il 15 settembre 2025rappresenta una data memorabile per la sede Rai per la Calabria.
Proviamo a spiegarne il perché?
Rimarrà una data storica per la nostra sede per l’avvio della programmazione televisiva e radiofonica volta alla valorizzazione della cultura Arbereshe.
Non tutto avviene per caso?
Nel nostro caso tutto questo accade in ottemperanza alla recente Convenzione firmata tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e Rai Com per la tutela della minoranza linguistica arbereshe in Calabria, Convenzione pubblicata in Gazzetta Ufficiale la scorsa primavera.
Ma il ruolo di servizio pubblico è anche questo, non crede?
La nostra sarà la prima sede di una regione a statuto ordinario ad avviare una programmazione di 33 ore annue di trasmissione televisiva, realizzata direttamente e/o indirettamente da Rai, o acquisite da soggetti terzi, e di 120 ore annue di trasmissione radiofonica.
Come nasce il progetto che oggi lei presenta?
Dalla storia di questa regione. Vicende storiche varie e complesse hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche. E in Calabria ancora oggi sono sopravvissute delle isole etnico-linguistiche, dove si sono mantenute usanze e lingue dei luoghi d’origine di alcuni popoli. Le ricordo anche che le principali comunità minori in Calabria sono tre: i Grecanici, gli Occitani o Valdesi e gli Albanesi.
Ma qui noi oggi parliamo soprattutto degli albanesi di Calabria?
La comunità più numerosa tra le tre, che sono un patrimonio storico e culturale tanto inestimabile quanto poco conosciuto, è quella degli Albanesi, comunità nella quale si parla ancora l’Arbëreshe, derivante dall’antico albanese parlato dagli schipetari che sbarcarono nella regione calabra ai tempi di Giorgio Castriota, detto Scanderbeg.
I paesi albanesi qui intorno sono pieni di busti in bronzo a lui dedicati…
Era un condottiero, un patriota e anche un principe albanese del XV secolo, che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l’occupazione dell’Albania da parte dei turco-ottomani. Oggi lui considerato l’eroe nazionale albanese. E l’Arbëreshe sarà il primo idioma di minoranza calabra ad avere programmi RAI dedicati.
Direttore, quale sarà l’attenzione che la RAI avrà verso di loro?
Non potremo prescindere dal fatto che questo popolo abbia conservato perfettamente ancora oggi i suoi antichi costumi e le sue tradizioni millennarie.
Di quanti paesi parliamo?
Sono una trentina i paesi dove ancora oggi è forte la cultura albanese, e sono tante le persone calabresi che parlano l’arbereshe, distribuite in gran parte nella provincia di Cosenza ma anche in quella di Crotone e di Catanzaro. E ciò è dovuto in massima parte ad alcuni importanti privilegi di cui godono, sia in campo religioso – la loro chiesa è di rito greco-ortodosso, guidata dall’Eparca che risiede a Lungro – che in quello giuridico, in quanto godono di una particolare autonomia che ha permesso loro di creare una vera e propria cultura albanese.
Per la RAI regionale è una spinta in avanti, non crede?
Certo, è una spinta verso il futuro e rappresenta, allo stesso tempo, un segno di continuità con il passato.
Cosa centra il passato?
Non posso non riconoscere che a dare visibilità a questa minoranza etnica e linguistica, per il suo ruolo di servizio pubblico, la sede regionale Rai per la Calabria, sin dal suo insediamento nella Regione, ha sempre, infatti, dato ampio spazio nella programmazione regionale. Ma anche sulle reti Reti nazionali, e questo ha riguardato ogni minoranza linguistica presente sul nostro territorio.
In che modo lo ha fatto?
Lo ha fatto con programmi autoprodotti, inseriti nei palinsesti a cavallo degli anni dal 1979 ed il 1987, raccontando usi, costumi e tradizioni delle comunità etniche divenute elementi essenziali nel panorama della società calabrese.
Trovo nelle cose che dice un senso di orgoglio aziendale, o sbaglio?
Vede, questo enorme bagaglio culturale presente nella videoteca regionale che abbiamo qui al piano terra del nostro palazzo RAI di Viale Marconi a Cosenza sarà sicuramente per noi un valore aggiunto nella futura programmazione televisiva e radiofonica.
Immagino siano stati mesi difficili e pieni di lavoro prima di arrivare a questo?
Non siamo mai stati soli, e non ci siamo sentiti da soli.
In che senso?
La Direzione di Coordinamento Sedi regionali ed estere, nella persona del Direttore Alessandro Zucca, e della stessa Vicedirettrice Raffaella Santilli, non ci ha mai lascia soli, anzi ha avuto un ruolo determinante per l’avvio di questa programmazione televisiva e radiofonica.
Come partirete direttore?
La nostra Direzione si è attivata fin da subito alla ricerca di un autore di provata esperienza come Nicola Mastronardi, autore di programmi nazionali di successo come Linea verde, Kilimangiaro e via dicendo, e di un regista di origini calabresi come Angelo Amoruso, ricordo che è il regista ufficiale della Nazionale di Calcio.
Questo sul fronte romano, e sul fronte calabrese?
La nostra sede ha contribuito indicando i nominativi di consulenti di primissimo piano.
Può farci qualche nome?
A livello nazionale, lo scrittore Carmine Abate. Con lui Francesco Altimari, pluripremiato docente all’Unical. Ma insieme a loro abbiamo scelto e selezionato come collaboratori della fase iniziale, tra i più bravi in lingua arbereshe, studiosi come Saverina e Nicola Bavasso, Papas Pietro Lanza, Federico Baffa, Vichy Macrì, Lucia Martino, Ettore Bonanno, e la bravissima assistente linguistica al montaggio Eliana Godino. Mi creda, sono stati giorni intensi che hanno visto la partecipazione, collaborazione e impegno di tutti, ognuno nel rispettivo ambito di competenza, con stretta compartecipazione e sinergia.
Come inizierà questa vostra nuova programmazione?
I programmi televisivi in lingua Arbereshe saranno trasmessi su Rai 3, a diffusione regionale, in prima visione televisiva assoluta ogni domenica, nella fascia oraria 9;30 – 10:30. Si inizierà con la prima puntata, interamente registrata con una produzione interna Rai, domenica 21 settembre 2025.
Una volta andati in onda sarà possibile rivedere questi programmi?
Tutti i programmi trasmessi saranno successivamente disponibili sulla piattaforma Rai Play.
Ma non solo televisione mi pare di capire?
I programmi radiofonici, invece, saranno trasmessi sulle frequenze regionali di Radio 1 dal lunedì al venerdì, dalle 12:25 alle 12:55 e successivamente saranno disponibili sulla piattaforma Rai Play Sound, dopo la prima messa in onda.
Posso chiederle cosa le ha insegnato questa operazione culturale?
Mi ha insegato tantissimo, mi ha svelato una realtà che non conoscevo a fondo e che ogni volta mi sorprende sempre di più per la ricchezza culturale, che in questa comunità è ancora presente.
La vera mission di tutto questo quale sarà?
L’esaltazione e il rafforzamento di questo legame e di questo rapporto virtuoso tra noi sede Rai Calabria e le popolazioni di minoranze linguistiche, presenti in 30 comuni delle tre provincie calabresi.
Mi pare non poco, non crede?
Io spero che tutto questo possa rappresentare un felice esempio di inclusione e di integrazione, proprio grazie al rapporto dialettico tra identità e diversità che esse stesse hanno saputo tramandare.
Direttore, le faccio una domanda cattiva. Cosa si aspetta in termini di pubblico?
Per la qualità dei programmi televisivi e radiofonici registrati, per i loro contenuti e i racconti delle migliori tradizioni culturali, sociali, enogastronomiche e per la professionalità di tutte le maestranze impiegate sono sicuro che avremo un grande successo di pubblico, non solo in questa comunità ma in tutta la regione, non fosse altro che per la curiosità di capire e comprendere a fondo la vita e la storia di questa minoranza linguistica, oltre che i posti stupendi che faremo vedere in tutte le puntate.
Come siete stati accolti dalle comunità interessate ai filmati?
Con tanto entusiasmo e con grande energia. Le persone appartenenti a queste comunità hanno una grande voglia di far conoscere al grande pubblico la loro storia e la loro identità. E se posso dirlo, sono riuscite, pertanto, ad approfittare di questa occasione per raccontarsi fino in fondo, e devo riconoscere che lo hanno fatto con molta determinazione e puntualità.
Direttore, come immagina il futuro di questo settore e di questi format?
Senza scomodare il maestro Manzi, con la prima puntata televisiva di “Non è mai troppo tardi” del 1960, che aveva lo scopo di alfabetizzare gli adulti per conseguire la licenza elementare, quello che stiamo avviando va comunque nella direzione della promozione culturale del territorio e della regione. Nello specifico, ci si propone di non perdere il patrimonio artistico e linguistico custodito da questa comunità, che può diventare, oltretutto, un potente attrattore turistico per questi territori.

Al centro della foto di tanti anni fa la festa dedicata ad Antonio Minasi rientrato in Sede proprio per incontrare i suoi vecchi compagni di lavoro. Il primo a destra nella foto, in piedi accnto a Pino Nano, è un giovanissimo Massimo Fedele.
Il Grazie di RAI Calabria
di Massimo Fedele

-Un ringraziamento particolare va al Direttore di Coordinamento Sedi, Alessandro Zucca, e alla Vicedirettrice, Raffaella Santilli, che fin da subito hanno preso a cuore questa “missione”, concentrandosi sempre in prima persona in questa programmazione.
-Ringrazio tutto il personale amministrativo della sede Rai, che ho l’onore di dirigere, per l’impegno, la passione e la velocità d’intervento con la quale è stato possibile avviare la macchina burocratica e i tecnici del reparto di produzione, che hanno avuto un ruolo fondamentale nelle registrazioni delle puntate televisive e radiofoniche.
-Ma un grazie va anche al personale delle altre sedi regionali impegnate già da tempo nella programmazione in lingua minoritaria, per la loro collaborazione a questa nostra nuova avventura.
-Un ringraziamento altresì va a Riccardo Orfei, che ha curato la gestione del personale, a Giancanio Barilese, per la programmazione finanziaria, e Roberto Raponi, per l’attività di coordinamento delle esigenze del reparto di produzione della Sede di Cosenza.
-Ringrazio l’autore Mastronardi – persona di altissimo valore e competenza- e il regista Angelo Amoruso, per la maestria, padronanza e carisma che hanno fatto la differenza.
-Non posso non ringraziare per la consulenza ed assistenza il nostro Scrittore per eccellenza Carmine Abate ed il pluripremiato docente Unical Francesco Altimari.
-Un ringraziamento va anche a tutti i collaboratori, consulenti e filmaker selezionati in esterno, che hanno messo in campo la loro massima disponibilità, professionalità e passione.
-Un sincero ringraziamento lo rivolgo a tutti i nostri Politici Nazionale e Regionali che hanno avviato, seguito costantemente tutto l’iter in commissione di Vigilanza Rai per la stesura di questa Convenzione di tutela della minoranza linguistica arbereshe.
-Ringrazio tutti i Sindaci dei comuni coinvolti per l’attenzione e la massima collaborazione e disponibilità durante tutti i giorni in cui siamo stati impegnati nelle registrazioni.
-Un sentito ringraziamento va a S.E. mons. Donato Oliverio, Eparca di Lungro, per i preziosi suggerimenti e contributi in campo religioso, ricordando che l’Eparchia è il fondamentale punto di riferimento per gli italo-albanesi continentali e continua a custodire la tradizione religiosa, linguistica e l’identità culturale arbereshe.
-Un grazie infine ma non per ultimo alla TGR Calabria e al suo caporedattore Riccardo Giacoia per la puntuale e sempre attenta informazione della minoranza linguistica Arbereshe presente nelle tre provincie calabresi.
-La storia della nostra sede Rai è fatta da donne e da uomini che lavorano intensamente in questa grande famiglia, dando lustro e prestigio alle varie attività svolte e rivolgendo attenzione e spirito di squadra, con tanta passione e professionalità, verso tutto il territorio calabrese.

Il giorno del Presidente Begaj
Sabato 21 ottobre 2023, la Sede RAI della Calabria ha vissuto una delle giornate forse più solenni e più importanti di questi ultimi anni. Parliamo dell’arrivo a Cosenza, negli studi di Viale Marconi -che oggi è il palazzo storico della RAI calabrese- del Presidente dell’Albania Gen. Bajram Begaj. Una visita ufficiale, che conferma – lo ha detto lo stesso Capo di Stato- quanta attenzione l’Albania abbia nei riguardi della RAI, e in particolare quanta attenzione il Presidente d’Albania voglia dedicare alla sede calabrese che più di altre oggi è chiamata a raccontare le tradizioni del popolo albanese di stanza in Calabria.
La cerimonia si è svolta nella Sala polifunzionale “Corrado Alvaro”, cerimonia solenne aperta dal saluto, al Presidente dell’Albania, da parte del Direttore di Sede Massimo Fedele e dal Capo dei Servizi Giornalisti Riccardo Giacoia, questa la sua prima uscita pubblica da quando è il nuovo Caporedattore della Sede calabrese. Insieme a loro e in rappresentanza dei vertici di RAI Italia anche Antonio Marco Zela, Direttore Relazioni Esterne e Comunicazioni RAI Corporate.
A ricevere ufficialmente il Presidente d’Albania, insieme a Massimo Fedele e Riccardo Giacoia, c’era come delegato del Presidente della Regione l’assessore Gianluca Gallo, che ha sempre seguito in prima persona e in presa diretta le vicende della grande comunità arberesche di Calabria, e naturalmente il sindaco della città di Cosenza avvocato Franz Caruso. Presente all’incontro c’era anche Ernesto Madeo Commissario della Fondazione Comunità Arbëreshe della Regione, che ha portato al Presidente d’Albania il saluto ufficiale di tutta la sua comunità.
E’ stato il saluto conclusivo del Presidente dell’Albania Gen. Bajram Begaj, a chiudere la suggestiva cerimonia, naturalmente dopo un giro istituzionale all’interno degli studi radiofonici e televisivi della RAI di Calabria.
Prima del Presidente Bajram Begaj, vi ricordo – invitato dall’allora direttore Demetrio Crucitti, che tantissimo si è speso su questi temi e per arrivare a questo straordinario traguardo finale – era stato lo stesso Presidente Ilir Meta, predecessore d Bajram Begaj, a venire in Calabria a visitare il palazzo RAI e a ringraziare i vertici del tempo di RAI Calabria per l’attenzione rivolta in passato alle tradizioni e alla cultura arberesche.
Per RAI Calabria, insomma, ancora un altro giorno solenne. (Pino Nano).