Intelligence e Servizi Segreti

I Tre Giorni del Condor

“Tutto scorre più in fretta”

Tutto scorre più in fretta” è il titolo scelto per riassumere lo spirito della quinta edizione dell’Università d’Estate sull’intelligence: una tre giorni di altissimo profilo, a Soveria Mannelli, in Calabria, dal 4 al 6 settembre, nella suggestiva cornice della Biblioteca “Michele Caligiuri”, promossa dalla Società Italiana di Intelligence (SOCINT), con il patrocinio dell’Università della Calabria, Rubbettino Editore, la rivista Formiche e la Fondazione Italia Domani. Tra i partecipanti alla rassegna c’èra anche la collega giornalista Anna Maria De Luca, appena rientrata da Mosca dove è stata responsabile della Scuola Italiana in Russia, e a cui abbiamo chiesto una sua impressione sul Corso. Questi sono i suoi appunti di lavoro, che danno per intero il volume delle cose discusse e il valore delle tesi sostenute dai vari relatori. (pino nano)

L’intelligence
come bene comune

di Anna Maria De Luca

L’Intelligence, pur mantenendo il suo legame con la segretezza e il riserbo, deve essere concepita come un bene comune, un patrimonio da difendere e valorizzare per il bene della società e della democrazia. Le sfide globali – dalla sicurezza nazionale alla difesa dei valori democratici – non possono più essere affrontate solo con un approccio reattivo. È necessaria -questo il mantra della Tre giorni del Condor a Soveria Mannelli– una visione lungimirante, che sappia prevedere e anticipare i cambiamenti e le minacce.

In questo contesto, l’Intelligence non è più solo la scienza dei segreti e delle operazioni invisibili, ma diventa una risorsa collettiva che ha il potere di influenzare il presente e di costruire un futuro più sicuro, resiliente e democratico.

Mario Caligiuri, professore ordinario e Direttore del Master sull’Intelligence all’Università della Calabria e qui strordinario padrone di casa- ha da tempo intrapreso un percorso di valorizzazione e modernizzazione dell’Intelligence, incentrato su due aspetti cruciali: il passaggio da una visione elitaria e segreta a una comprensione condivisa, e il superamento dei tradizionali stereotipi legati alla disciplina. Caligiuri ha sempre sottolineato che l’Intelligence non è più solo un campo esclusivo di “addetti ai lavori” e apparati statali, ma deve essere compresa come un bene comune, da tutelare e promuovere per la sicurezza e il benessere della collettività.

L’Università d’Estate di Mario Caligiuri

Questa visione, che nei fatti è diventata la mission accademica e professionale di Mario Caligiuri– si riflette nelle iniziative portate avanti dalla SOCINT,
che ha cercato di democratizzare la conoscenza dell’Intelligence, rendendola
accessibile a un pubblico più ampio di studiosi, studenti, giornalisti e
operatori della sicurezza. Una delle principali intuizioni di Caligiuri è stata
quella di integrarsi con il mondo accademico, promuovendo eventi come
l’Università d’Estate, che offre a ricercatori, esperti e giovani talenti
l’opportunità di riflettere e discutere sulle sfide contemporanee della
sicurezza e della gestione delle informazioni.

La narrazione dell’intelligence

Mario Caligiuri e la SOCINT stanno modificando la narrazione pubblica dell’Intelligence, mettendo in luce la sua dimensione democratica e l’importanza di non cedere a logiche di segretezza esasperata o di manipolazione politica. L’approccio di Caligiuri è chiaro: l’Intelligence deve essere intesa come uno strumento di protezione della democrazia, un modo per garantire la sicurezza senza compromettere i valori fondanti delle istituzioni democratiche. La Socint, quindi, non è solo un ente che si occupa di Intelligence in senso stretto, ma è diventata una piattaforma di educazione e discussione, promuovendo una riflessione profonda sulle implicazioni etiche, politiche e sociali delle attività di Intelligence Socint, ponte tra accademia, istituzioni e società civile

La SOCINT, sotto la guida di Mario Caligiuri, ha il grande merito di costruire ponti tra il mondo accademico e le istituzioni e di riempire il vuoto di conoscenza che
spesso esiste tra l’Intelligence come pratica e l’Intelligence come oggetto di
studio. Attraverso iniziative come il Premio di Tesi “Carlo Mosca”, la Socint
promuove ricerche avanzate, mettendo in luce come l’Intelligence non sia solo
una questione di segreti e operazioni, ma anche di analisi geopolitica,
cybersecurity, studi sulle infrastrutture critiche e persino biotecnologie.

Il premio Carlo Mosca

Istituito per premiare le migliori ricerche post-laurea in ambito Intelligence, il Premio Carlo Mosca è dedicato alla memoria del Prefetto Carlo Mosca, scomparso nel 2021, è diventato ormai un punto di riferimento per la promozione della ricerca accademica sull’Intelligence in Italia.

Il Primo Premio (1.000 euro e pubblicazione con Rubbettino) quest’anno va a Claudio Stanzione (CASD) per la tesi “Explainable Artificial Intelligence Methods for Defence Systems”. Il secondo Premio (700 euro e pubblicazione digitale su SOCINT Press): Giulio Rossolini (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) per “Towards Trustworthy AI: Understanding the Impact of Threats and Countermeasures”. Il terzo Premio (500 euro e pubblicazione digitale su SOCINT Press)a  Stefano Accomello (Università Cusano) per la tesi “Lo strumento militare italiano nella geopolitica della sicurezza”.

Due menzioni d’onore sono state attribuite a Immacolata Canonico (La Sapienza) per il lavoro “Intelligence e disagio sociale nelle aree urbane” e a Alessandro Ludovico Veltri (Università della Calabria) per la tesi “La politica mediterranea morotea e il ‘lodo Moro’: una identità di sistema”.

La cerimonia di premiazione avrà luogo il prossimo 10 settembre a Roma, presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca “Giovanni Spadolini”,
con la partecipazione di figure istituzionali di rilievo, tra cui Lorenzo Guerini, Bruno Frattasi e Gianni Letta.

La tre giorni dell’Università d’Estate

Alle sei sessioni tematiche delle tre giornate di Soveria Mannelli hanno partecipato
personalità di primo piano del mondo istituzionale, accademico e mediatico.

Si parte con la lezione di Bruno Frattasi

Il Prefetto Bruno Frattasi, Direttore Generale della Sicurezza Interna del Ministero dell’Interno, ha aperto la tre giorni portando il focus sulla centralità dell’Intelligence per la sicurezza nazionale, non solo per la prevenzione dei rischi legati al terrorismo e alla criminalità organizzata, ma anche per affrontare le sfide emergenti derivanti dalle minacce ibride e dalla cybersecurity. 

Il ruolo dell’Intelligence non è solo quello di proteggere i cittadini dalle minacce, ma anche di garantire la libertà e i diritti fondamentali: In un Paese democratico, l’Intelligence è al servizio della collettività e della protezione dei diritti. Il nostro lavoro deve essere sempre trasparente, etico e rispettoso della legge. Solo così possiamo contribuire a costruire una società più sicura, stabile e giusta”. La sicurezza e la democrazia sono due facce della stessa medaglia: se una delle due viene compromessa, l’altra rischia di non esistere più.

Altro punto centrale del suo intervento, l’importanza di un lavoro sinergico tra le varie agenzie di intelligence, forze dell’ordine e altre istituzioni governative, nonché con le agenzie internazionali e i partner europei e atlantici: “Non possiamo affrontare le sfide della sicurezza in modo isolato. L’intelligence è un lavoro di squadra che richiede la condivisione delle informazioni, delle risorse e delle competenze. La sicurezza interna è il risultato di un’azione collettiva, e ogni anello della catena è cruciale per garantire che l’intero sistema funzioni correttamente.”

Frattasi ha parlato anche della crescente importanza del ciclo di intelligence, in cui la raccolta di informazioni deve essere seguita da un’accurata analisi, per giungere infine alla decodifica e all’integrazione nei processi decisionali politici e militari. La rapida evoluzione tecnologica e l’adozione di intelligenza artificiale e big data sono strumenti indispensabili per rendere più efficaci queste operazioni, ma è necessario che il personale coinvolto possieda competenze multidisciplinari e una visione sempre più globale delle minacce.

La crescente minaccia cibernetica oggi rappresenta uno dei rischi più gravi per la sicurezza nazionale. L’attacco informatico è un fenomeno che ha effetti devastanti non solo sul piano tecnico, ma anche psicologico e sociale, destabilizzando la fiducia del cittadino nelle istituzioni e minando la coesione sociale: Le minacce cyber sono per loro natura trasversali e asimmetriche, e richiedono un approccio innovativo e proattivo. La difesa cibernetica è diventata una delle priorità per il nostro sistema di sicurezza, ma non basta. Dobbiamo anticipare le mosse degli avversari, comprendere i modelli di comportamento degli aggressori e migliorare continuamente la nostra capacità di reazione.

Frattasi ha fatto riferimento anche agli attacchi alle infrastrutture critiche e alle modalità in cui le operazioni cibernetiche possono essere utilizzate per manipolare l’informazione, diffondere fake news e destabilizzare democrazie. La creazione di un cyber defense center che collabori attivamente con le istituzioni europee e internazionali è quindi una priorità per il Governo italiano.

La mattinata è continuata con Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex Ministro della Difesa, e Giuseppe Mannino, presidente dell’Istituto per la Sicurezza Nazionale, che hanno inquadrato la rilevanza dell’Intelligence e delle sue dinamiche all’interno del più ampio panorama della sicurezza nazionale e internazionale.

Durante la prima giornata, le parole di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed
ex Ministro della Difesa, e Giuseppe Mannino, presidente dell’Istituto
per la Sicurezza Nazionale, sono state fondamentali per inquadrare la rilevanza
dell’Intelligence e delle sue dinamiche all’interno del più ampio panorama
della sicurezza nazionale e internazionale.

Entrambi hanno sottolineato il ruolo cruciale dell’Intelligence, non solo nella
protezione dei confini e degli interessi strategici, ma anche nella
salvaguardia delle democrazie moderne in un mondo sempre più complesso. Per
proteggere la sicurezza nazionale e la democrazia, l’Intelligence non è solo un
settore governativo riservato, ma una risorsa collettiva che richiede
condivisione e responsabilità.

Lorenzo Guerini: l’Intelligence pilastro della difesa nazionale

Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex ministro, ha aperto il suo intervento con un’analisi approfondita sul ruolo dell’Intelligence all’interno della strategia di difesa nazionale. L’Intelligence, da sempre, rappresenta un elemento imprescindibile per la protezione della sicurezza dello Stato, ma oggi, in un contesto geopolitico in rapido cambiamento, la sua funzione va ben oltre il settore militare. Deve essere concepita come una risorsa integrata all’interno della strategia di sicurezza nazionale.

Ogni Paese ha la propria Strategia di Sicurezza, spesso “sotto il cappello” del Capo del Governo. E’ uno strumento, un atto politico, non tecnico. Gli Usa hanno adottato dagli anni Cinquanta una loro Strategia di Sicurezza Nazionale, la Germania è stata l’ultima, l’Italia ancora non l’ha. E per questo Guerini ha messo in campo una proposta di legge che mira a consolidare e rafforzare la cooperazione creando una struttura più coesa e interconnessa che risponda in modo più efficace alle sfide emergenti.

Guerini ha sottolineato più volte il ruolo della collaborazione internazionale nel campo dell’Intelligence, evidenziando come, in un mondo interconnesso, la cooperazione tra le nazioni sia fondamentale per combattere le minacce globali. In questo contesto, l’Italia sta rafforzando i suoi legami con i partner NATO e l’Unione Europea, sfruttando la condivisione delle informazioni come leva strategica per una difesa collettiva più efficace.

Un passaggio cruciale del suo intervento è stato il richiamo alla responsabilità civile legata all’uso delle informazioni riservate. Guerini ha infatti ribadito l’importanza di mantenere sempre un equilibrio tra sicurezza e trasparenza, affinché l’Intelligence sia sempre al servizio della democrazia. La sua proposta di legge cerca di garantire i diritti civili dei cittadini anche in un contesto di crescente sorveglianza e misure di sicurezza, evidenziando la necessità di proteggere le libertà democratiche all’interno di un sistema che combina la difesa nazionale con il rispetto dei diritti. E’ fondamentale – ha detto – far comprendere alla gente cosa è l’intelligence. La Strategia di difesa del Mediterraneo da lui adottata quando era ministro è ancora oggetto di studio in altri Paesi.

Giuseppe Mannino: l’evoluzione dell’Intelligence

Il generale Giuseppe Mannino, presidente dell’Istituto per la Sicurezza Nazionale (ISN), ha offerto un’analisi complementare a quella di Guerini, concentrandosi
sull’evoluzione dell’Intelligence e sul suo adattamento alle sfide poste dalla
società complessa del XXI secolo. Un’acuta riflessione su come l’Intelligence
debba essere in grado di rispondere alle nuove minacce globali, che spaziano
dalla cyber-sicurezza alle minacce informatiche, senza dimenticare l’importanza
di difendere la libertà individuale e i diritti fondamentali.

Secondo il generale Mannino, una delle sfide maggiori per l’Intelligence moderna è
rappresentata dal cambio di paradigma che ha portato alla digitalizzazione
massiva delle informazioni. L’evoluzione della tecnologia, infatti, ha creato
nuovi scenari in cui i confini tra informazione privata e informazione pubblica
sono sempre più sfumati. Mannino ha messo in luce l’importanza di sviluppare
strumenti tecnologici avanzati che consentano agli apparati di Intelligence di
operare in modo più efficace e rapido nella raccolta e analisi delle
informazioni.

Il generale ha anche parlato dell’importanza di una cultura dell’Intelligence che
si radichi non solo all’interno degli apparati statali, ma che coinvolga anche
la società civile. In questo senso, ha applaudito iniziative come l’Università
d’Estate SOCINT, che favoriscono la formazione e il dibattito su tematiche
strategiche, creando un network di competenze che aiuti a sviluppare una
visione integrata della sicurezza.

Inoltre, Mannino ha sottolineato come la formazione sia uno degli aspetti cruciali per far fronte alle sfide contemporanee. Per l’Intelligence, infatti, non è
sufficiente avere solo competenze tecniche, ma è necessario sviluppare anche
capacità critiche, che permettano di distinguere il vero dal falso e di
affrontare i dilemmi etici legati all’uso delle informazioni.

Un programma di altissimo profilo istituzionale

Venerdì 5 settembre, la mattinata, ha affrontato il tema “Intelligence e Pubblica
Amministrazione”, con Luigi Fiorentino (capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria) e Antonio Uricchio (presidente ANVUR, Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). Entrambi hanno messo in evidenza l’importanza crescente dell’Intelligence in ambito pubblico e scientifico, sottolineando sfide e opportunità per le future generazioni di esperti e studiosi.

Luigi Fiorentino e Antonio Uricchio hanno messo in luce due dimensioni essenziali
dell’Intelligence, che spaziano dalla governance pubblica alla formazione
accademica. Entrambi hanno ribadito l’importanza di un approccio
interdisciplinare e collaborativo, che coinvolga attori provenienti da settori
diversi e che favorisca l’adozione di tecnologie avanzate e metodologie
innovative.

Lugi Fiorentino: Intelligence e PA

Lugi Fiorentino ha aperto il suo intervento concentrandosi sul rapporto tra
Intelligence e Pubblica Amministrazione e su come si sia evoluto nel tempo.
Fiorentino ha esplorato il concetto di governance intelligente, un approccio
che integra le capacità di analisi dell’Intelligence nelle strutture pubbliche
per prevenire crisi, gestire emergenze e migliorare l’efficacia delle politiche
pubbliche.

Secondo il capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, l’Intelligence non è più limitata alla protezione nazionale o alla sicurezza militare, ma è un attore
chiave nella gestione della pubblica amministrazione. L’uso dei dati e delle
informazioni, ad esempio, può essere un asset fondamentale per le decisioni
politiche e amministrative, che devono basarsi su evidenze concrete piuttosto
che su semplici intuizioni o convenzioni.

Fiorentino ha sottolineato che l’Intelligence nella Pubblica Amministrazione deve essere concepita come un processo trasparente e accessibile, con il fine di migliorare la qualità della governance senza compromettere la sicurezza e la privacy dei cittadini. Ha parlato anche della necessità di formare funzionari pubblici con competenze in analisi dei dati, geopolitica e sicurezza informatica, per
rispondere tempestivamente ai cambiamenti globali e locali, in particolare in
un’epoca segnata dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione delle minacce.

Infine, Fiorentino ha posto l’accento sull’importanza della collaborazione
interistituzionale tra apparati di Intelligence, amministrazioni pubbliche e
settore privato. La cooperazione tra questi settori è essenziale per costruire
un sistema di sicurezza integrato, capace di prevenire minacce complesse come
il cyber-terrorismo, la disinformazione e le minacce ibride, che non hanno
confini e richiedono una risposta rapida e coordinata.

Antonio Uricchio: Intelligence e sistema universitario

Antonio Uricchio, Presidente dell’ANVUR, ha affrontato il tema dell’Intelligence nel
contesto accademico, concentrandosi in particolare sul ruolo delle università
nella formazione di esperti di Intelligence e nella valutazione della ricerca.
Uricchio ha evidenziato come il sistema universitario italiano sia sempre più
chiamato a rispondere alle esigenze della sicurezza nazionale e a preparare
professionisti con competenze avanzate in ambiti strategici come geopolitica,
cyber-sicurezza, e analisi delle informazioni.

Uricchio ha iniziato il suo intervento sottolineando l’importanza di formare nuove
generazioni di ricercatori e professionisti con una mentalità critica e un
approccio interdisciplinare, per affrontare le sfide della società complessa di
oggi. Ha osservato come l’Intelligence non sia solo un settore di competenza
tecnica, ma anche un campo che richiede una formazione accademica solida, in
grado di offrire gli strumenti teorici necessari per comprendere le dinamiche
geopolitiche e le minacce informatiche globali.

Nel suo discorso, Uricchio ha parlato della necessità di valorizzare e supportare la
ricerca universitaria in Intelligence, in quanto settore strategico per la
crescita del Paese. Ha ricordato che la valutazione della ricerca da parte
dell’ANVUR deve essere orientata a rafforzare il legame tra il mondo accademico
e le esigenze del sistema-paese. Uricchio ha messo in evidenza che il sistema
universitario è chiamato a innovare e a rimanere competitivo in un panorama
internazionale che è sempre più globalizzato e interconnesso. Ha auspicato che
le università italiane possano ottenere maggiori fondi e supporto istituzionale
per i progetti di ricerca applicata all’Intelligence, in modo da rafforzare il
legame tra accademia e applicazione pratica. L’intelligence economica, in
particolare, è un settore che, secondo Uricchio, merita una maggiore
attenzione da parte delle università italiane, dato che le minacce finanziarie
e la cyber-sicurezza sono aspetti sempre più cruciali per la competitività
nazionale.

Il pomeriggio è stato poi dedicato a un tema centrale quanto delicato: “Comunicare l’Intelligence”. In questa sessione, il confronto tra Mario Caligiuri,
Alessandro Ferrara
(direttore della rivista Gnosis) e Paolo Messa
(fondatore di Formiche) ha affrontato il paradosso contemporaneo della
narrazione dell’Intelligence: raccontare ciò che, per natura, tende a sottrarsi
al racconto.

Mario Caligiuri: la sfida della comunicazione

Mario Caligiuri, presidente di SOCINT e professore di Sociologia della Sicurezza, ha sottolineato l’evoluzione del concetto di Intelligence nell’era contemporanea, evidenziando un cambiamento radicale rispetto al passato. Fino a non molto tempo fa, infatti, l’Intelligence era intesa come una dimensione oscura e riservata, spesso associata a segreti statali e operazioni invisibili. Oggi, invece, si sta trasformando in uno strumento di stabilità democratica, un elemento chiave nella protezione delle democrazie moderne.

Il Presidente Caligiuri ha fatto riferimento a eventi cruciali che hanno segnato questa trasformazione, come l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo nel 2015, un momento che ha portato l’Intelligence nel dibattito pubblico e nel linguaggio quotidiano. Da allora, il termine “Intelligence” ha acquisito una nuova accezione,
diventando sinonimo di credibilità. Tuttavia, Caligiuri ha avvertito che la
credibilità non dipende solo dal lavoro dei Servizi, ma dal modo in cui la
politica usa e interpreta le informazioni. L’Intelligence, ha spiegato, fa il
suo mestiere di raccolta e analisi delle informazioni, ma sta a chi prende le
decisioni politiche decidere come integrarle nei processi decisionali.

Alessandro Ferrara: l’Intelligence come “pensiero lungo”

Il secondo intervento è stato quello di Alessandro Ferrara, direttore della rivista
Gnosis, principale strumento di analisi e riflessione sulla sicurezza nazionale
e internazionale, rivista ufficiale dei Servizi Segreti Italiani, ma lui stesso
punta di diamante della cultura più moderna del mondo dell’intelligence. Un
vero e proprio “uomo di Stato”.

La rivista nacque grazie alla visionaria iniziativa del prefetto Carlo Mosca, figura di
spicco nel mondo dell’Intelligence italiana, che volle dotare l’Intelligence
italiana di uno spazio di riflessione intellettuale e culturale di alto
livello. Il suo obiettivo era quello di superare il mito del “segreto” che tradizionalmente circonda l’Intelligence, aprendo un canale di dialogo pubblico che potesse promuovere la comprensione dei temi legati alla sicurezza e alla protezione dei dati, al fine di coinvolgere sia il mondo accademico che quello professionale in un dialogo aperto e costruttivo.

Gnosis,  sotto la guida del generale Ferrara, si sviluppa come una risposta all’esigenza di una riflessione approfondita e informata su temi cruciali, come la geopolitica, la cybersecurity, e la protezione delle infrastrutture critiche, in un periodo di trasformazioni rapide dovute alla globalizzazione e all’innovazione tecnologica.

Alessandro Ferrara ha ripercorso la storia della rivista da lui diretta ed ha introdotto un concetto che ha suscitato grande interesse: l’Intelligence come “pensiero lungo”. Secondo Ferrara, oggi l’Intelligence non può più limitarsi a una
semplice raccolta di dati: deve essere un processo di analisi complessa, che
richiede di integrare saperi trasversali, saperi non settoriali, capaci di
anticipare scenari futuri e rispondere alla rapidità con cui evolvono le
minacce globali.

Alessandro Ferrara ha spiegato come, nell’ambito dell’Intelligence, non sia più sufficiente una competenza settoriale (come la geopolitica o la cybersecurity), ma è necessario un approccio che combini discipline diverse per affrontare le sfide complesse di un mondo interconnesso. In questo contesto, la rivista Gnosis ha un ruolo fondamentale: ha creato un linguaggio nuovo per trattare temi
dell’Intelligence, utilizzando forme non convenzionali, come la letteratura, la
musica e persino i fumetti. L’intento è chiaro: rendere l’Intelligence
leggibile e accessibile, senza però sacrificare la profondità e la serietà dei
contenuti. Questo approccio, ha detto Ferrara, è fondamentale per difendere la
conoscenza da una superficialità che rischia di minare la qualità
dell’informazione.

Paolo Messa: l’Intelligence nell’infosfera

L’ultimo intervento della giornata è stato quello di Paolo Messa, fondatore di Formiche, giornalista ed esperto di geopolitica. Messa ha focalizzato la sua analisi
sull’“infosfera”, il nuovo campo di battaglia digitale dove la guerra
dell’Intelligence si combatte ormai non solo sul piano della raccolta di
informazioni riservate, ma soprattutto su quello della gestione delle
informazioni pubbliche. In un’epoca in cui i cittadini sono sempre più
influenzati dai social media, in particolare da piattaforme come TikTok, la
vera sfida non è solo raccogliere dati sensibili, ma decodificare il flusso di
informazioni che circolano online, compreso il fenomeno dei deepfake e della
disinformazione.

Messa ha sottolineato che, in un contesto del genere, non basta che solo i
professionisti dei Servizi si occupino dell’Intelligence. È necessaria una
comunità nazionale di Intelligence, che comprenda accademici, ricercatori,
giornalisti, manager e cittadini, unita da un impegno comune nella ricerca
della verità e nella difesa della sicurezza collettiva. Secondo Messa, la vera
responsabilità in un contesto di “infodemia” è quella di saper distinguere tra le informazioni affidabili e quelle manipolate.

Partecipazione, struttura e successo dell’iniziativa

Organizzata da Mario Caligiuri, Paolo Boccardelli e Paolo Messa, l’Università d’Estate ha coinvolto 100 partecipanti selezionati, in prevalenza soci SOCINT, studenti universitari e laureati del Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Il programma si è articolato in sei sessioni per un totale di 15 ore formative, con un contributo di partecipazione simbolico di 100 euro.

Il comitato scientifico, composto da figure di alto profilo del mondo accademico e istituzionale, ha garantito l’elevato livello dei contenuti. La scelta di Soveria Mannelli, con la sua Biblioteca “Michele Caligiuri”, ha rappresentato una scelta simbolica e strategica: un luogo lontano dai riflettori, ma al centro di un dibattito cruciale per il futuro del Paese.

Intelligence e Intelligenza Artificiale

Nella giornata conclusiva del 6 settembre, focus su “Intelligence e Intelligenza Artificiale”, con gli interventi di Gianluigi Greco, professore-icona all’Università della Calabria,un vero e proprio “guru” di questo mondo, (coordinatore del Comitato IA presso la Presidenza del Consiglio) e Giuseppe Rao (consigliere della PCM). Nel pomeriggio, la sessione “L’Italia nel mondo in tempesta” con protagonista Alfio Rapisarda (Senior VP Security di Eni) per discutere dei nuovi equilibri geopolitici e dei rischi sistemici globali.

 Gianluigi Greco: “L’Intelligence nell’era dell’innovazione tecnologica”

 Gianluigi Greco, Coordinatore del Comitato IA della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha dedicato il suo intervento all’evoluzione dell’Intelligence alla luce delle innovazioni tecnologiche, in particolare la cybersecurity e l’IA.

L’Intelligence, in passato percepita come una scienza del “segreto”, oggi è sempre più legata alla gestione dell’informazione pubblica e alla capacità di interpretare correttamente i flussi di dati provenienti da fonti aperte e dai social media. In un contesto globale che si caratterizza per una continua evoluzione tecnologica, la capacità di saper “decodificare” i segnali provenienti da una miriade di fonti, spesso non controllabili, è diventata un fattore determinante per la sicurezza di un Paese.

Greco ha approfondito il concetto di “cyberspazio come nuovo campo di battaglia”, dove la sicurezza cibernetica non è più solo una questione di protezione delle infrastrutture critiche, ma un ambito che coinvolge anche la manipolazione dell’informazione e l’uso di intelligenza artificiale per scopi offensivi.

Secondo Greco, i Servizi di Intelligence moderni devono essere in grado di gestire e anticipare le sfide derivanti da un mondo iperconnesso. E’ necessario sviluppare una “intelligence ibrida” che mescoli capacità di analisi tradizionali con strumenti innovativi, per affrontare minacce asimmetriche come quelle dei deepfake e della disinformazione.

Greco ha sottolineato come la legge e l’etica siano cruciali quando si utilizzano nuove tecnologie per l’Intelligence. Le problematiche relative alla privacy, alla protezione dei dati personali e alla sovranità digitale sono oggi al centro delle discussioni sul ruolo della tecnologia nei processi decisionali governativi. La legittimità democratica degli interventi dell’Intelligence dipende dalla capacità di operare nel rispetto della legalità, pur mantenendo l’efficacia contro le minacce.

Giuseppe Rao: Un’Intelligence proattiva per la sicurezza nazionale

 Giuseppe Rao, Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha centrato l’attenzione sulla necessità di un approccio multidisciplinare e integrato alla sicurezza nazionale intesa non come mera difesa passiva, ma come un processo attivo e collaborativo. 

Le sfide moderne richiedono un’intelligence che sappia integrarsi con la società e le istituzioni, che rispetti i diritti fondamentali dei cittadini e che sia capace di rispondere proattivamente alle minacce in un mondo sempre più interconnesso. Si tratta quindi di non limitarsi a rispondere alle minacce, ma di anticiparle.

La sicurezza nazionale non può più essere concepita come una questione separata dalle altre dimensioni strategiche, come la politica estera, l’economia e la tecnologia: la sicurezza è un tema che deve essere affrontato in maniera sistemica e globale. Il lavoro dell’intelligence non riguarda solo la protezione fisica del Paese, ma anche la gestione dei rischi economici, cybernetici e politici che possono minare la stabilità nazionale.

Rao ha insistito sulla necessità di una cooperazione stretta tra istituzioni pubbliche, settore privato e società civile: “Non possiamo più concepire la sicurezza come un tema esclusivamente governativo o tecnico”. 

Altro aspetto cruciale: la tutela dei diritti civili. “La sicurezza e la libertà non sono in contrapposizione. Anzi, l’intelligence deve sempre agire per proteggere i diritti fondamentali”. L’intelligence del futuro, ha spiegato, deve integrare tecnologie avanzate per raccogliere e analizzare informazioni in tempo reale, ma deve farlo rispettando l’etica e il diritto alla privacy. L’approccio all’intelligence deve quindi essere trasparente, senza sacrificare l’efficacia della raccolta di informazioni sensibili.

 Alfio Rapisarda: Intelligence e sicurezza aziendale

 Alfio Rapisarda, Senior Vice President Security di Eni, ha sottolineato l’importanza di integrare l’intelligence nella gestione della sicurezza aziendale, soprattutto per le grandi multinazionali come Eni, che operano in contesti geopolitici estremamente complessi e a volte rischiosi. L’intelligence è una leva fondamentale per la protezione di infrastrutture critiche, che sono essenziali per il funzionamento del Paese e per la sicurezza energetica globale.

La sua riflessione ha fatto comprendere come, in un mondo caratterizzato da minacce ibride e cibernetiche, le aziende siano chiamate a diventare attori protagonisti della sicurezza, lavorando insieme alle istituzioni per garantire una difesa resiliente e strategica contro i rischi del futuro. “Le nostre aziende devono essere in grado di anticipare i rischi e di operare in un ambiente dove le minacce non sono solo fisiche ma anche cyber e informatiche”, ha affermato Rapisarda, riferendosi alla crescente minaccia dei cyberattacchi che mirano a compromettere le infrastrutture strategiche come petrolio e gas.

Altro punto centrale: il concetto di resilienza e la necessità di costruire una sicurezza integrata tra enti pubblici e privati. “In un mondo sempre più interconnesso, la sicurezza delle infrastrutture energetiche e degli impianti industriali non può più essere separata dalla sicurezza nazionale”, ha dichiarato, ricordando l’importanza della collaborazione pubblico-privato. Rapisarda ha indicato che solo con un approccio collaborativo si può garantire che le informazioni cruciali per la sicurezza siano tempestivamente condivise, e che le risposte alle minacce siano rapide e adeguate.

Rapisarda ha anche parlato dell’importanza della formazione e dell’educazione in ambito sicurezza, un aspetto che è alla base della preparazione dell’azienda e delle sue risorse umane. Il manager ha evidenziato che il rischio non può essere ridotto solo a un aspetto tecnico, ma è necessario sviluppare una vera e propria cultura della sicurezza, che includa anche la formazione continua dei professionisti e dei dipendenti. In questo contesto, l’intelligence gioca un ruolo fondamentale, non solo nella raccolta e analisi delle informazioni, ma anche nella preparazione delle persone ad affrontare le situazioni di crisi.

“Non basta avere i migliori strumenti tecnologici; è essenziale che la nostra forza lavoro sia pronta a reagire con tempestività e competenza a ogni tipo di emergenza”, ha concluso Rapisarda. L’intelligence non è più solo un’attività legata alla protezione delle istituzioni statali, ma è un elemento chiave nella protezione delle imprese e nel garantire la sicurezza energetica e delle infrastrutture critiche. 

Un’intelligence per il XXI secolo

La quinta edizione dell’Università d’Estate SOCINT ha confermato la centralità
dell’intelligence come disciplina strategica e culturale, capace di unire
analisi, previsione e comunicazione. In un’epoca di crisi permanenti e
accelerazione digitale, l’Intelligence non è più solo un ambito tecnico: è una
lente attraverso cui leggere le trasformazioni del mondo.

 

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