Il pittore di origini calabresi Franco Azzinari sulla tomba di Madre Teresa di Calcutta , 24 dicembre 2025
Azzinari a Calcutta tra i bimbi di Madre
Teresa
Pino Nano
Un Natale molto speciale questo di quest’anno per il famoso pittore calabrese di San Demetrio Corone Franco Azzinari, che ha scelto l’India come meta ideale per concludere il suo “viaggio artistico” tra i bambini più poveri del mondo, e che alla fine diventerà una mostra internazionale dal titolo”Eyes in color”.

“Non potevo non venire fin qui – ci dice al telefono appena uscito dalla casa che oggi ospita la salma di Madre Teresa di Calcutta- e non potevo non dedicare una parte importante della mia nuova rassegna pittorica ai bambini che Madre Teresa ha aiutato per tutta la sua vita, creando per loro orfanotrofi e centri di
assistenza pediatrica per tutta l’India”.

A Calcutta Franco Azzinari rimarrà per quasi due mesi, alla ricerca di “volti” da ritrarre e di bambini da raccontare con i colori che tradizionalmente lui usa per i suoi lavori, una ricerca quasi maniacale di storie di infanzia negata e di violenze subite in una terra dove la miseria si tocca con mano in ogni angolo delle
strade, e che lo porterà in giro per tutta l’India, seguendo il corso del Gange, ma soprattutto- dice lui seguendo i mille percorsi di preghiera e di
carità di Madre Teresa ”.

Sulla tomba di Madre Teresa di Calcutta, Franco Azzinari ha lasciato in segno di devozione alcune sue prove d’autore, alcune fotografie del lavoro già svolto, alcune
bozze delle sue tele, che presto diventeranno una grande mostra antologica sul mondo dell’infanzia, partendo proprio dai bambini dell’Amazzonia, ripresi e
ritratti nel cuore della loro foresta, “con una luce negli occhi -dice Franco Azzinari- che non ho mai trovato da nessun’altra parte al mondo”.

Una volta concluso questo suo viaggio nei luoghi più poveri e disperati dei Sud del mondo- aggiunge il maestro “- vorrei portare in dono a Papa XIV il frutto di
questo mio lavoro perché il Papa possa benedire questi bambini anche da lontano, ma soprattutto per ricordare al mondo occidentale e che io conosco benissimo quanta sofferenza e quanta povertà ci sia ancora in giro per il mondo”.
Il maestro Franzo Azzinari nel suo studio privato prima di partire per l’India
40 tele diverse, 40 capolavori, 40 ritratti, da cui viene fuori il mondo dell’infanzia negata, dove i bambini crescono ai margini della foresta, a volte da soli,
senza genitori, affidati alla natura e alla cura degli stessi animali che sono il loro regno e la loro famiglia, un vero e proprio dossier iconografico da affidare allo sguardo e all’attenzione di chi oggi racconta il mondo con gli
occhi forse distratti dalla modernità e dal consumismo.

“Quello che i primi giorni qui mi è mancato moltissimo e di più, prima in Amazzonia, poi in India– racconta Azzinari- è il collegamento con internet, la mia voglia di essere continuamente collegato con il mondo, eppure qui ci sono zone dove per settimane sei solo con te stesso, isolato da dio e dagli uomini, e dove questi bambini nascono e crescono e diventano adulti senza nessun giocattolo o senza nessun tablet che li tenga informati di quanto accade nel resto del pianeta. Questo che io ora proverò a raccontare con le mie tele sarà proprio questo pianeta del silenzio, queste zone buie che vivono solo della luce reale del sole che nasce e che tramonta. Nient’altro. Ecco perché ho scelto questa volta i bambini come soggetti privilegiati del mio nuovo racconto artistico, e farò di tutto perché questa mia mostra faccia il giro del mondo. Vede, alla mia età il denaro non serve più, quello che ho guadagnato in tutti questi anni lo spenderò per girare il mondo e proseguire in questa mia ricerca pittorica, perché voglio che la mia pittura sia ricordata in futuro come una pittura di testimonianza e di denuncia. E’ un modo per restituire agli altri quello che gli altri hanno dato a me in termini di riconoscimenti pubblici e volte anche solenni. Ed è soprattutto la maniera più bella, spero, per dire grazie anche alla mia terra natale che è la Calabria, la vecchia Arberia, da dove anch’io appena bambino, nato poverissimo e senza nessuno, sono partito in cerca di fortuna”..

“Il pittore
del vento”, dunque – come lo definiva sempre Vittorio Sgarbi in uno dei loro
tanti momenti di confronto comune- cambia pelle, cambia luoghi da dipingere, e
questa volta punta il dito “contro chi ignora le miserie dei Sud del mondo”,
cosa lui per la verità oggi che fa con una abilità pittorica e una
dimestichezza artistica che hanno già fatto di lui in passato un grande artista
della fine del 900 e inizi del 2000, un genio del colore, consacrandolo nei
grandi consessi artistici internazionali che più contano. Ma si vede che tutto
questo alla fine a lui non basta più.

Azzinari in Calcutta Among Mother
Teresa’s Children

Pino Nano
This year’s Christmas is very special
for the famous Calabrian painter from San Demetrio Corone, Franco Azzinari. He
chose India as the ideal destination to conclude his “artistic
journey” among the world’s poorest children. This will culminate in an
international exhibition titled “Eyes in Color.”

“I couldn’t not come all the way
here,” he tells us by phone, just after leaving the house that now holds
Mother Teresa of Calcutta’s remains. “And I couldn’t not dedicate a
significant part of my new painting exhibition to the children Mother Teresa
helped throughout her life, by creating orphanages and pediatric care centers
across India for them.”

Franco Azzinari will stay in Calcutta for nearly two months. He’s searching for “faces” to portray and children to depict with the colors he traditionally uses in his works. It’s an almost obsessive quest for stories of denied childhoods and endured violence in a land where misery is palpable in every street corner.
This search will take him across all of India, following the course of the Ganges. But above all—as he says—following the thousand paths of prayer and charity traced by Mother Teresa.
On Mother Teresa of Calcutta’s tomb, Franco Azzinari left some of his author’s proofs as a sign of devotion: photographs of work already done, sketches of his canvases. These will soon become a major anthology exhibition on the world of childhood, starting with the Amazon’s children, captured and portrayed in the heart of their forest.
“With a light in their eyes,” says Franco Azzinari, “that I’ve never found anywhere else in the world.”
Once he concludes this journey through the poorest and most desperate places in the Global South, the master adds: “I would like to bring the fruit of this work as a gift to Pope Francis, so he can bless these children from afar. But above all, to remind the Western world—which I know very well—how much suffering and poverty still exist around the globe.”

Forty different canvases, forty masterpieces, forty portraits. From them emerges a world of denied childhood, where children grow up on the forest’s edges, sometimes alone, without parents, entrusted to nature and the care of the very animals that are their kingdom and family.
It’s a true iconographic dossier to entrust to the gaze and attention of those who today recount the world with eyes perhaps distracted by modernity and consumerism. “What I missed terribly in the
first days here—and even more so before in the Amazon, then in India,” Azzinari recounts, “was the internet connection, my urge to stay
constantly linked to the world. Yet here there are places where for weeks you’re alone with yourself, isolated from God and men. And where these children are born, grow up, and become adults without any toy or tablet to keep them informed about the rest of the planet.”
“What I’ll try to tell now with
my canvases is precisely this planet of silence, these dark zones that live
only on the real light of the sun rising and setting. Nothing else. That’s why
this time I’ve chosen children as the privileged subjects of my new artistic
narrative. And I’ll do everything to make this exhibition tour the world.”
Franco Azzinari ai tempi i cui era il ritrattista ufficiale del Premio Nobel Gabriel Garcia Marquez
“You see, at my age, money is no longer needed. What I’ve earned over all these years, I’ll spend to travel the world and continue this pictorial research. I want my painting to be remembered in the future as painting of testimony and denunciation. It’s a way to give back to others what others have given me in terms of public recognition, sometimes even solemn. And it’s above all the most beautiful way, I hope, to say thank you also to my native land, Calabria, the old Arberia, from where I too, as a very poor child born with no one, set off in search of fortune.”

“The painter of the wind,” as Vittorio Sgarbi always defined him in one of their many shared moments of discussion, changes skin, changes places to paint. This time, he points the finger “against those who ignore the miseries of the Global South.”
Something he does today with a pictorial skill and artistic familiarity that have already made him in the past a great artist of the late 20th and early 21st centuries—a genius of color—consecrating him in the most important international artistic circles. But it seems that none of this is enough for him anymore.

