
Ennio Morricone e Fabrizio De Andre, ”la musica che parla con Dio”. Il nuovo libro di Sergio Dragone e Antonio Staglianò incanta e commuove.
di Pino Nano
“Hanno parlato con Dio”, è il titolo centrale del nuovo libro di Sergio Dragone e Antonio Staglianò, edito dalla Rubbettino Editore, ma è altrettanto emblematico il sottotitolo, “Ennio Morricone e Fabrizio De Andrè. Le musiche e le parole che sono arrivate al Cielo”. E come se tutto questo non bastasse, a firmare la prefazione è di Padre Enzo Fortunato, il vero ambasciatore nel mondo del pensiero di San Francesco d’Assisi e della magia della Grande Basilica che ad Assisi porta il nome del santo.
153 pagine, 25 capitoli diversi, uno più denso e più affascinante dell’altro, dove dentro troviamo il respiro affannoso del mondo moderno, le attese confuse delle nuove generazioni, l’anima e la forza del vangelo di Cristo, ma soprattutto la storia personale di due grandi artisti come Ennio Moricone e Fabrizio De Andrè e il loro rapporto intimo e conflittuale con la musica e la religione, con le note e gli spartiti, nella ricerca affannosa e mai semplice di un Dio che non sempre è a portata di mano.
Non a caso questo libro è un’occasione preziosa -scrive nella sua prefazione Padre Enzo Fortunato- “per riflettere sul mistero della fede e dell’arte, due vie apparentemente diverse, ma che in realtà si intrecciano profondamente, come fili di una stessa trama. Sergio Dragone e Antonio Staglianò lo fanno attraverso un percorso affascinante, alla scoperta di un dialogo inaspettato tra due eminenti figure artistiche: Ennio Morricone e Fabrizio De André. Con le loro opere, entrambi hanno saputo far vibrare le corde del nostro cuore. Si tratta di «due artisti così diversi per stile compositivo e per stile di vita – scrivono gli autori –, ma che hanno avuto entrambi un privilegio unico: hanno parlato con Dio». Come ricorda Antonio Staglianò, Morricone ha sempre “parlato con Dio”, la sua musica «ha sempre avuto qualcosa di sacrale».
Sergio Dragone e Tonino Staglianò (mi scusi Monsignore, ma qui la tratterò come se fosse uno scrittore di tradizione e non invece come quel grande intellettuale della Chiesa di Francesco che lei è) raccontano in queste pagine le vicende, la vita, le illusioni e le profonde solitudini di questi due artisti italiani che hanno avuto il privilegio di “parlare” con Dio.
“Sono appunto -scrivono Sergio Dragone e Antonio Staglianò- Ennio Morricone con le sue inarrivabili musiche, e Fabrizio De Andrè con le parole delle sue immense canzoni”.
E’ attorno a questa idea visionaria -spiega una nota ufficiale della Rubbettino Editore- che si è sviluppato l’appassionante dialogo tra uno scrittore laico, profondo conoscitore di musica e cinema, Sergio Dragone, e il teologo mons. Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia, un pensatore che sta rivoluzionando, nel nome di Papa Francesco, i linguaggi della Chiesa.
Da una parte, dunque, il giornalista col “pallino” della musica, e dall’altra il famoso “vescovo con la chitarra” che osa cantare persino in chiesa, dopo l’omelia, aprendo una stagione del tutto nuova e positiva per la storia della Chiesa moderna.
Potremmo dire due anime “in pena”, come forse lo siamo un po’ tutti noi, che si siedono attorno allo stesso tavolo, l’uno di fronte all’altro, ognuno di loro forte della propria cultura e della propria professione, o meglio entrambi forti della propria visione del mondo, e si confrontano sui temi più scottanti suscitati dallo studio approfondito delle opere di questi due artisti così eterni.
Ennio Morricone e Fabrizio De Andrè, il loro rapporto con Dio, il giudizio sulla Chiesa e sulla sua storia, le certezze e i dubbi, la loro visione della vita, della giustizia, della lotta alle diseguaglianze e alle guerre che insanguinano il Pianeta. Bene, dentro questo libro c’è tutta la loro passione e la loro disperazione, Morricone e De Andrè come non sono stati mai raccontanti da nessun altro, ma è questo che farà di questo saggio un best seller di grande successo dei prossimi mesi in Italia.
Secondo Padre Enzo Fortunato, “Il libro ci propone, inoltre, una riflessione sull’impegno sociale e politico degli artisti, una tematica a cuore anche a noi francescani. Una riflessione che passa attraverso riferimenti e citazioni cinematografiche”.
De André, “notoriamente anticlericale e anarchico religioso”, ha sempre denunciato le ingiustizie e le disuguaglianze, ma pensate: tra i 128 testi musicali scritti, in 88 delle sue canzoni lui parla di Dio. Addirittura, in una delle sue canzoni più iconiche che era “Il pescatore” evoca proprio un passo del Vangelo secondo Matteo, “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare …”, quando canta “versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete, ho fame”.
Ma anche in Morricone troviamo una sensibilità forte nei confronti degli oppressi, come è evidente nelle sue colonne sonore per film che trattano di temi di giustizia sociale e disuguaglianza. Ma nella vita di tutti i giorni il grande Ennio Moricone non faceva altro che ripetere: “Io provengo da una famiglia cristiana. La mia fede è nata in famiglia. I miei nonni erano molto religiosi. Con mia madre e le mie sorelle abbiamo sempre pregato prima di andare a letto. Ricordo il periodo della guerra. Durante quei terribili anni pregavamo il Rosario. Eravamo tutti molto impressionati. Mi rivedo assonnato che rispondo alle Ave Maria di mia madre. Siamo sempre stati religiosi. La domenica andavamo a Messa e ci accostavamo al sacramento della Comunione”.
Ma Morricone nel raccontare la sua vita andava anche oltre queste considerazioni che parevano quasi scontate in quegli anni e aggiungeva alla sua storia la forza della musica di cui lui era strumento e artista insieme: “La musica -ripeteva- è sicuramente vicina a Dio. Nello stesso tempo la musica è proiettata nell’anima e nel cervello dell’uomo. Gli permette di meditare. La musica è l’unica vera arte che ci avvicina veramente al Padre eterno, e all’eternità. Lo dico a me stesso, e qualche volta a mia moglie, che la musica già esisteva, tutta. La musica che è stata scritta e sarà scritta. È il compositore che l’ha presa, e la prenderà! Secondo la propria epoca, secondo il momento in cui egli scrive e secondo la civiltà e lo stato della ricerca musicale del suo tempo. La musica è già esistente anche se non c’è”. Una vera melodia di suoni e parole.
Ma non a caso Padre Enzo Fortunato sottolinea nella prefazione che ne fa come che “Questo libro ci invita, dunque, a guardare con occhi nuovi alla realtà, a scoprire Dio anche nelle note, nelle parole, nel grido disperato dell’uomo che cerca un senso” e ringrazia pubblicamente Sergio Dragone per le domande puntuali e accattivanti che hanno permesso al pop-teologo Staglianò di chiarire “come le corde umane della “sapienza” – se toccate e fatte vibrare nel modo giusto – risuonano in melodie e musica “celeste”, capace di “parlare con Dio” in modo misterioso e intimo.
Questo libro è infatti un invito ad accogliere con cuore aperto il “dialogo” tra Morricone e De André, “un dialogo che, seppure “sussurro”, risuona in profondità dell’animo umano, facendo eco alla “smisurata preghiera” di ogni cuore assetato di verità”.
Ma quanti altri come Morricone e De Andrè?
Ho cercato in rete e ho trovato anche qualche chicca che non conoscevo. Sono davvero tanti i musicisti italiani e stranieri che usano la musica per raccontare il loro rapporto con Dio. Pensate per esempio a “Uomini soli”, famosissima canzone dei Pooh. Dice “Dio delle città e dell’immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi, vediamo se si può imparare questa vita e magari un po’ cambiarla, prima che ci cambi lei”.
Pensate a Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, “Dio mi ha dato tutto” che canta in God Gave me Everything, “Puoi vederlo in un cielo azzurro e sereno. Puoi vederlo negli occhi di una donna. Puoi sentirlo negli strilli dei tuoi bambini… L’ho visto nel sole di mezzanotte …. nel viso di mio padre…”.
Pensate a Franco Battiato e alla sua canzone di massimo successo nel 1988, “E ti vengo a cercare …perché ho bisogno della tua presenza, per capire meglio la mia essenza. E ti vengo a cercare …perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici. E ti vengo a cercare, perché sto bene con te, perché ho bisogno della tua presenza”.
Ma pensate anche a Luciano Ligabue con la sua indimenticabile canzone- regalo dedicata ad Elvis Presley “Hai un momento Dio?” e in cui dice” Sento un grande bisogno di credere. La mia canzone è una piccolissima, umile, modesta, esortazione a Dio a manifestarsi, a darmi qualche risposta a domande che non credo di porre solo io”. Ed era il 1991 quando Raf si presenta al Festival di Sanremo con una canzone che diceva “Oggi un Dio non ho…sono morto anch’io se oggi un Dio non ho …chissà dove sei, negli abissi miei ti ritroverò”.
Insomma, chi più ne ha più ne metta. Il solco è tracciato, e il futuro appartiene a chi ci sarà.
Veniamo agli autori.
Sergio Dragone è giornalista professionista, scrittore e saggista. Si è occupato per anni di comunicazione istituzionale, senza mai tralasciare la sua produzione di saggi di politica, storia e musica. È autore di un’importante antologia dei versi più belli della canzone italiana, Seduto in quel caffè, con più di 500 testi analizzati e organizzati per temi.
Antonio Staglianò, dal 6 agosto 2022 è Presidente della Pontificia Accademia di Teologia e vescovo emerito di Noto, e dal novembre 2024 rettore della basilica di Santa Maria in Montesanto, la famosa chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo a Roma. Dottore in Teologia (Pontificia Università Gregoriana) e in Filosofia (Università della Calabria), è stato Direttore dell’Istituto Teologico Calabro dove ha insegnato Teologia sistematica (Cristologia, Teologia trinitaria e Teologia della pastorale) e ha offerto corsi di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana. È stato membro del Consiglio nazionale dell’Associazione teologica italiana e teologo consulente del Servizio nazionale della CEI per il progetto culturale. Ha unito l’impegno per la ricerca scientifica con quello per l’animazione pastorale: parroco a Le Castella nella sua Diocesi di Crotone-S. Severina, dove ha lavorato pastoralmente come Direttore dell’Ufficio Catechistico e Vicario Episcopale per la cultura. Membro del COINCAT (Consiglio Internazionale per la Catechesi) e della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali è autore di decine di libri e pubblicazioni diverse mote delle quali dedicate alla pop teology.